L’intervista a Eduardo Campopiano realizzata da Salvatore D’Angelo alla vigilia della XXX Universiade, pubblicata sul numero di luglio di Insieme.
Oro per l’Italia di pallanuoto
Il pallanuotista salernitano ha guidato il settebello universitario italiano alla conquista della medaglia d’oro durante la finale alla “Felice Scandone” di Napoli. Il match contro gli Stati Uniti si è concluso 18 a 7 per la nazionale italiana. Quattro le reti messe a segno da Campopiano.
Le finali di pallanuoto della XXX Universiade si terranno alla piscina Scandone di Napoli. È lì che il 21enne Eduardo Campopiano vuole arrivare con la nazionale universitaria d’Italia, l’obiettivo è vedere sventolare il tricolore sul pennone più alto.
Dai primi tiri in acqua al Circolo Nautico Salerno, poco più che bambino, al trasferimento al Canottieri Napoli, l’attaccante ha fatto tantissima strada. Eduardo non è nuovo a questo tipo di competizioni. Ha mietuto una serie di successi internazionali e due anni fa, in occasione della XXIX Universiade a Taipei, si è laureato medaglia d’argento dopo lo scontro finale con la Serbia.
Un’esperienza, quella in terra asiatica, che lo ha molto segnato: «La finale, quella medaglia, sono un ricordo indelebile. Tuttavia, nella mia mente ritornano le immagini della vita e del clima che si respirava fuori dal campo. C’era quasi un effetto villaggio olimpico. Abbiamo legato tantissimo con atleti di altri sport. È stata un’occasione di confronto anche con altre culture. Sono maturati rapporti che vanno al di là dello sport. Questo è uno dei risvolti più belli delle Universiadi».
Un aspetto che forse in Campania sarà penalizzato, in quanto gli atleti saranno distribuiti su campi di gara, sedi di allenamento e residenze dislocate in più punti della regione.
Eduardo, come si prepara a giocare in casa la trentesima Universiade?
Sicuramente c’è una diversa preparazione e concentrazione. Ci sono grandi aspettative da parte del movimento della pallanuoto nazionale. Non possiamo fare brutta figura. Siamo in ritiro da tre settimane (il raduno presso il Centro federale di Formia è cominciato il 3 giugno, ndr), dopo una pausa il 24 giugno, il 28 abbiamo ripreso gli allenamenti. Ce la metteremo tutta per onorare i nostri colori.
Quanto sarà importante giocare nella sua Napoli, che l’ha adottata da adolescente dopo gli esordi a Salerno. Il pubblico farà la differenza?
Avere tra il pubblico tutto il movimento partenopeo sarà una marcia in più. Speriamo di arrivare alle partite più ambiziose, con un crescente appoggio da parte dei nostri sostenitori.
Giovani e sport. Un connubio di fatica e abnegazione, non certo una passeggiata tutta fama e soldi.
Sicuramente. Gli sport di nicchia, anche se per me la pallanuoto non lo è affatto, chiedono un impegno diverso e tanto sacrificio. È poi molto più difficile preparare queste competizioni perché oltre alla fatica dello sport in sé, si aggiunge lo studio essendo degli universitari.
Lei cosa studia? Confida nel supporto dei suoi colleghi di facoltà?
Studio Economia e commercio all’Università di Salerno. Spero che i miei compagni di studio seguano in generale le competizioni legate all’Universiade.
L’esperienza sportiva – dai semplici allenamenti, ai campionati nazionali e alle competizioni internazionali – quanto le hanno dato in termini di crescita personale, umana?
Dallo sport prendo tutto. Queste competizioni mi hanno insegnato tanto, fin da quando avevo 12 anni con le nazionali giovanili, sia i successi che le sconfitte. Mi hanno educato a non mollare mai, ma andare avanti per rincorre sogni e obbiettivi.
Gli sport acquatici hanno un
potenziale inespresso? Quanto potrebbero dare ancora in termini di diffusione e coinvolgimento nel mondo dello sport?
Gli sport acquatici sono sport molto divertenti. Forse ci si scontra con regole non sempre facili, ma una volta che si comincia a seguirli, li si ama per sempre. Un po’ di visibilità in più aiuterebbe a coinvolgere e ad appassionare più persone. Manca un po’ di pubblicità, questo è un grosso difetto. Al di là delle manifestazioni importanti, non sempre ci sono persone che promuovono questi sport bellissimi.
Quindi la pallanuoto non è uno sport di élite o legato alle città di mare?
Per nulla. Sicuramente le città di mare hanno una vocazione differente, ma per il semplice fatto che hanno iniziato prima, tuttavia non significa che in altre città non si faccia.
Bisogna però fare i conti con gli impianti?
Certo, questo è un problema che impedisce anche di avvicinare i più piccoli.
Napoli 2019 ha consentito di recuperarne molti, la speranza è che non vengano abbandonati o vandalizzati dopo le gare.
È il nostro auspicio. Mantenere gli impianti è una scommessa per il futuro. Sono stato alla piscina Scandone, l’ho vista con un nuovo vestito. È davvero molto bella. La bravura di chi è chiamato a gestire queste strutture sarà mantenerle nel tempo. Speriamo che il lavoro fatto non venga vanificato sia per noi sportivi, che per la cittadinanza.
Ha un palmares invidiabile, in un’intervista dello scorso anno diceva che il sogno erano le Olimpiadi di Tokyo 2020. Resta tale?
L’ambizione resta sempre. È la massima competizione a cui un pallanuotista vuole e può aspirare, si lavora duro una vita per raggiungere quell’appuntamento. Se ci riuscirò, ben venga. Io ci provo e metto tutto me stesso per riuscirci.
Salvatore D’Angelo