Per tutti c’è un luogo che è come la culla di un inizio: la famiglia, la parrocchia, un’associazione. Perché ogni uomo è chiamato a realizzare nel tempo una vocazione o un sogno. Ultimo appuntamento con la rubrica curata dal vescovo Giuseppe, “Gli operai del Vangelo”, sull’ultimo numero di Insieme.
Natale bisogna preparare la culla per Gesù. Culla nel presepe, nella famiglia, ma innanzitutto nel cuore. Come è vero che Egli può nascere mille volte, ma se una volta sola non nasce nel tuo cuore, per te non è stato mai Natale. A Natale celebriamo la gioia della nascita; nasce la vita e, nella vita, nasce una vocazione. È importante e signifcativo chinarsi sulla culla della vocazione: la mia famiglia, il mio cuore, la mia parrocchia, la mia associazione. Per tutti c’è stato e c’è un luogo che è come la culla di un inizio.
La vocazione nasce come un innamoramento, come un primo stupore, come un incipit, una poesia, un grido, un canto, come un germoglio, un primo fiore di primavera, una prima rondine, una sorgente d’acqua che poi diventerà mare. All’inizio può essere anche notte, ma l’inizio è sempre pieno di luce, è novità, è mistero natalizio. C’è la gioia perché è venuto al mondo un uomo, c’è una nascita e tutto si riempie di speranza.
Ogni uomo è un chiamato, c’è una vocazione, un sogno da realizzare nel tempo. Ed è Natale! Poi si torna a Nazareth, dove se non hai smarrito il senso vocazionale della vita, ognuno cresce come il Nazareno in sapienza, età e grazia (cfr Lc 2, 52).
Ed è nei giorni dell’ordinarietà che si invera la straordinarietà di ogni vocazione.
† Giuseppe, Vescovo