A Sarno nasce la prima scuola calcio per bambini autistici. Il progetto ha messo insieme le famiglie, le associazioni e il polo sanitario “La Filanda”. L’idea è dei genitori di Ciro Ruocco, Biagio e Giusy.
di Danilo Sorrentino
Il deficit socio-relazionale rappresenta una caratteristica del disturbo dello spettro autistico ed è il motivo principale per il quale, molto spesso, si consiglia per bambini con ASD (Autism Spectrum Disorder) sport individuali, come l’atletica leggera.
E gli sport di squadra sono proprio da evitare? Nessuna sfida è insormontabile e in questo caso assume contorni ancor più avvincenti. Il desiderio di un papà, che per il suo figlio maschio sogna un futuro in serie A, si è tramutato in quello che può diventare un caso nazionale: la prima scuola calcio per bambini autistici. Sì, perché esistono diverse squadre in Italia formate da autistici, ma una scuola calcio ancora no. Sarà realizzata a Sarno, grazie alla cooperazione di più forze.
La prima è quella dei genitori di questi ragazzini “speciali”, Biagio Ruocco e Giusy Nozzolino, papà e mamma di Ciro, responsabili del progetto “Insieme si può”. La seconda è del polo sanitario “La Filanda” della famiglia Renzullo, struttura che da anni combatte contro ogni forma di disabilità. La terza è un’associazione che fa rete sul territorio nazionale, “I bambini delle fate”, nata dall’esperienza di Franco Antonello che ha cambiato la sua vita per dedicarsi al figlio autistico Andrea.
Sotto la “supervisione” di Franco e Andrea, a Sarno si svilupperà questo grande progetto che sarà monitorato dalla Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Salerno, per validarlo dal punto di vista scientifico. La scuola calcio richiamerà un massimo di trenta bambini fra i 10 e i 13 anni, individuati tramite gli istituti scolastici del territorio e che saranno valutati per poter definire la compatibilità fra le sue caratteristiche di funzionamento e il progetto sportivo.
«Includiamo tutti, non lasciamo fuori nessuno, questo che nasce come un desiderio personale vogliamo che sia il sogno di tutti», hanno detto Biagio e Giusy Ruocco. Un progetto diretto ai bambini, ma anche alle famiglie, spesso costrette all’interno di un’autentica bolla di vetro: «Lo scopo è anche quello di offrire supporto ai genitori, che si trovano a vivere una realtà differente dalle altre. Vogliamo che nessuno si senta solo». E chissà che il calcio, un pallone, il prato verde e tutto quello che ne consegue, non possano essere uno strumento per vincere una partita molto più seria e complicata delle altre: quella della vita.