Il cuore mariano di Sarno

Il quadro di Maria Santissima delle Tre corone

Nel 1799 Maria SS. delle Tre Corone fu dichiarata patrona di Sarno. La ricca e antica devozione mariana di uno dei principali centri dell’Agro Nocerino.

di Antonietta Abete

 A Sarno, c’è una ricca e antica devozione mariana. Ad agosto, nel periodo in cui la Chiesa celebra l’Assunzione di Maria al Cielo, la cittadina si riempie di fedeli provenienti dai vicini paesi vesuviani ma anche di tanti sarnesi emigrati all’estero in cerca di fortuna.

Il santuario della Madonna della Foce sorge nella periferia nord della città, la sua costruzione è legata ad una leggenda storicamente non verificabile ma che si può collocare nel periodo della lotta del generale cristiano Narsete contro i Goti, nel 553, sulle sponde del fiume Sarno. Mentre alcune donne riempivano l’acqua alla sorgente, apparve loro la Madonna con il Bambino sotto l’ottava arcata delle quindici bocche che alimentavano il Rio Foce. La nascita del santuario – racconta padre Giacinto D’Angelo, francescano, nella pubblicazione “Sui passi di Maria” – sarebbe legata alla vittoria di Narsete sui Goti, ma con più probabilmente può essere ricondotta al culto mariano che c’era nella zona.

L’apparizione leggendaria della Madonna è rappresentata, in alto, nella parete interna della facciata della chiesa attuale. La pittura è l’unica testimonianza della configurazione del sito medievale delle sorgenti del Rio Foce. Negli anni ’70, infatti, le acque sorgenti sono state captate per la costruzione dell’acquedotto campano e tutto il sito ha subito una radicale trasformazione: scomparsa l’ampia vasca di raccolta delle acque, detto “Bottaccio”, la zona è stata trasformata nel parco fluviale del Sarno.

Il territorio in cui sorge il santuario è una zona alluvionale, l’ultima è stata quella tragica del 5 maggio 1998, per questo motivo il livello si è continuamente elevato e sono documentati due livelli di chiese sottostanti l’attuale. Della chiesa mediana cinquecentesca, il cui livello era a circa 3 metri sotto e in posizione trasversale all’attuale, le uniche testimonianze rimaste sono la lapide, ora collocata sul muro interno della scala di accesso al convento, e il muro interno del campanile, integrato nel muro della facciata del convento. Il muro, con il ben visibile toro alla base, è stato messo a nudo dopo i lavori di ristrutturazione del convento realizzati tra il 1993 e il 1995.  Sulla lapide è raffigurato lo stemma vescovile e la scritta Guillelmus Beltrami eps sarnensis nacione Barcellonae fieri fecit anno DMN MDXX.

La chiesa è a navata unica, l’altare maggiore settecentesco è sormontato dal maestoso trono della statua della Madonna col Bambino, opera del XVI secolo. Le pareti laterali sono arricchite da sei cappelle: quattro a destra e due a sinistra.

Nel 1892 il convento fu acquistato dai frati dell’allora Provincia Riformata di Principato dei Frati Minori, oggi Provincia “Salernitana-Lucana” dei Frati Minori dell’Immacolata Concezione.  Dal 1959 vi è stata istituita la parrocchia mentre dal 1983 è sede di una fraternità francescana formativa. Grazie alla presenza di molti frati, spiega il parroco fra Francesco Maria Rea, il santuario che il 14 e il 15 agosto è meta di tanti pellegrini provenienti dai vicini paesi vesuviani è divenuto anche punto di riferimento per le Confessioni. Un polo mariano che anche in questo tempo di emergenza sanitaria continua ad accogliere tantissimi fedeli che invocano Maria per la fine della pandemia.

Nel santuario Maria SS. delle Tre Corone, in piazza Michelangelo Capua, è custodita la tela dipinta nel 1766 dal pittore napoletano Paolo Di Maio, figlio spirituale di sant’Alfonso Maria de Liguori, a cui sono attribuite grazie e interventi prodigiosi.

Si racconta che Michele Volpicelli, grazie alla intermediazione di uno zio religioso, conobbe il pittore napoletano con il quale nacque un saldo rapporto di amicizia. Mentre Di Maio si cimentava in quello che egli stesso definì “il suo più grande capolavoro” fu rapito più volte in estasi al punto da non riuscire a concludere l’opera dipingendo le Tre Corone, la stella e il giglio come gli aveva chiesto il giovane Volpicelli. Anzi, in più occasioni il pittore si era mostrato restio ad assecondare le sue richieste. Così, durante una delle sue estasi, Michele rubò la tela e la portò a casa sua. Completò l’opera adornandola con pezzi d’oro raffiguranti gli elementi che Paolo Di Maio non aveva dipinto e aggiunse anche due bracciali, un anello e un paio di orecchini.

Da quel momento la tela iniziò a segnare la storia della popolazione di Sarno. La devozione a Maria SS. delle Tre Corone crebbe così tanto che il Volpicelli fece costruire in casa sua una piccola cappella, aperta a tutti.

Durante gli anni in cui fu sindaco di Sarno, d’intesa con il vescovo diocesano mons. Giansaverio De Pirellis, Volpicelli accettò che la tela fosse portata in processione quando eventi dolorosi si abbattevano su Sarno. E così, durante un’epidemia di tifo, una donna di San Marzano sul Sarno fu salvata da una rovinosa caduta da un carro. La signora raccontò di essere stata miracolata dalla Madonna, “non quella di sempre, ma quella delle Tre Corone”. Numerose grazie si registrarono anche durante l’eruzione del Vesuvio del 1799. 

Maria SS. delle Tre Corone fu dichiarata Patrona principale della città di Sarno e la festa fu fissata al 15 agosto. Da allora in molte occasioni la Madonna delle Tre Corone ha mostrato la sua provvidenziale protezione per la città e per i paesi vicini, come recita l’antica supplica del Sabato alla Madonna: in tempi di siccità, dal contagio del colera e da calamità naturali.

La Vergine che tende le mani liberatrici alle anime del Purgatorio merita certamente una visita.

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