È tornato alla Casa del Padre ieri padre Bruno Montanaro, il religioso stimmatino originario della provincia di Verona e per anni parroco a Poggiomarino. Aveva contratto il Covid-19 e da oltre due settimane era ricoverato all’Ospedale Monaldi di Napoli. Pubblichiamo la lunga intervista rilasciata dal religioso alla nostra rivista nel giugno 2018, dove dichiarava di voler essere ricordato come “il sacerdote dei movimenti”.
di Antonietta Abete
Confessione settimanale e fedeltà alla Liturgia delle Ore: è questo il suggerimento di padre Bruno Montanaro per rimanere attaccati a Cristo. Classe 1940, il sacerdote stimmatino nato a Castelletto di Soave, in provincia di Verona, poggiomarinese d’adozione, si prepara a festeggiare 50 anni di sacerdozio il prossimo 29 giugno.
La vocazione. A 13 anni passa l’estate in montagna, in una colonia estiva gestita dalle Sorelle della Misericordia, istituto fondato dal beato don Carlo Steeb e da madre Vincenza Maria Poloni. Una religiosa al mattino gli pettina i capelli e chiede: «cosa vuoi fare da grande?». È la stessa domanda che il suo parroco gli aveva fatto un paio di anni prima, durante una Confessione, al termine della quinta elementare. Il bambino aveva deciso di imparare il mestiere di barbiere ma in quei mesi passati sui monti nel veronese rimane profondamente affascinato dai gesti di un sacerdote salesiano e nel suo cuore matura un’altra risposta.
Dinanzi a quel piccolo germe vocazionale i genitori gli lasciano la libertà di fare la sua scelta. Erano altri tempi, e le famiglie custodivano nel cuore valori solidi. «Il parroco è venuto a casa a parlare con mamma e papà – ricorda –, insieme ad un sacerdote stimmatino, don Attilio, che lo aiutava in parrocchia». Una maestra lo prepara per gli esami di ammissione alla scuola media e nel settembre del 1955 entra nel seminario minore degli stimmatini, la congregazione fondata da san Gaspare Luigi Bertoni. Il 29 giugno del 1968 è ordinato sacerdote a Verona.
Tra le tante emozioni di quel giorno, ce n’è una che dopo 50 anni ancora lo commuove: sua mamma Alice, con un panno di lino bianco, gli tampona le mani che ancora profumano di olio benedetto e poi le avvolge nel candido panno.
Il Cammino Neocatecumenale
La sua missione sacerdotale inizia a Catania, in una parrocchia di periferia. «Dopo un po’ di rodaggio, mi sono adattato a quella realtà – dice –. È stato un tempo di apprendistato, un conto è studiare in seminario, altra cosa è esercitare il ministero. Mi sono buttato e il Signore ha fatto».
In Sicilia il Signore gli fa incontrare la realtà del Cammino Neocatecumenale. È la Pasqua del 1972 e padre Bruno visita le famiglie. In casa Cavarrà conosce la signorina Silvana che gli parla per la prima volta del cammino. Qualche mese dopo ascolta l’esperienza di due sacerdoti che vivono quel percorso di fede. «Mi sono brillati gli occhi, da tempo meditavo sulle prime comunità cristiane degli Atti degli Apostoli e dei primi secoli della Chiesa».
Prepara il terreno affinché quel percorso possa essere avviato anche nella sua comunità. Nella Quaresima del 1973 iniziano le catechesi da cui nasce, nel mese di marzo, la prima comunità.
Il Cammino Neocatecumenale ha arricchito molto il suo sacerdozio. Racconta: «Mi ha fatto scoprire la ricchezza del Battesimo ed ha suscito in me uno stato di permanente conversione. Avevo un atteggiamento critico, uno pensa sempre che è colpa dell’altro se le cose vanno male. Invece, l’ascolto della Parola mi ha molto illuminato, ho capito che il problema non era fuori, ma dentro. Era il mio cuore che doveva cambiare».
L’arrivo a Poggiomarino
Arriva a Poggiomarino a fine novembre del 1980, all’indomani del terribile terremoto che colpì la Campania. «Il cammino pastorale era già avviato, così il primo anno è stato di conoscenza – ricorda –. In quegli anni nella parrocchia Sant’Antonio di Padova c’erano l’Azione Cattolica, il terz’ordine francescano, il gruppo dei cristiani impegnati, il gruppo di preghiera di Padre Pio e il gruppo degli amici dei lebbrosi, divenuto successivamente gruppo degli Amici del Presepe».
L’anno dopo il sacerdote propone di iniziare il Cammino Neocatecumenale, già presente ad Angri e a Nocera. Dopo le prime catechesi, nell’autunno del 1981 nasce la prima comunità. «Oggi le comunità sono 10. Tante persone fanno un cammino di fede serio. Il Signore mi ha fatto intuire che nella parrocchia devono convivere diverse realtà, perché è nella diversità, accettata e accolta, che si intravede la comunità cristiana come miracolo morale».
L’unità nella diversità
Il suo desiderio è di essere ricordato come il sacerdote dei movimenti. E, in realtà, la sua azione pastorale si è intrecciata con la nascita di un altro movimento nella nostra Diocesi: la Fraternità di Emmaus. Nel 1986 padre Bruno propone ad alcune coppie della parrocchia di fare un cammino come famiglie. Il primo anno è don Domenico D’Ambrosi a seguirle.
L’anno successivo, il 3 ottobre mons. Gioacchino Illiano fa il suo solenne ingresso in diocesi. È proprio il Vescovo a suggerire a padre Bruno di contattare il giovane don Silvio Longobardi, a cui ha da poco affidato la pastorale familiare della diocesi, per accompagnare quel gruppo di sposi da cui, qualche anno dopo, nasce la prima comunità del movimento.
Padre Bruno è stato parroco a Poggiomarino fino al 1990, poi è ritornato per altri 3 anni nel 2007 e, definitivamente, nel 2012. «Dedicherò gli anni che il Signore mi darà da vivere al suo servizio e per prepararmi all’ultimo trasferimento, quello nella casa del Padre». Intanto, ogni settimana va a Pompei o a Foce a confessarsi, perché “siamo tutti peccatori bisognosi della Misericordia del Padre”. È questa la lezione di padre Bruno.