Lo scorso 8 dicembre papa Francesco ha indetto l’Anno di san Giuseppe, nel 150esimo anniversario della sua dichiarazione di Patrono della Chiesa cattolica da parte del beato Pio IX
Con il cuore di padre: così Giuseppe ha amato Gesù, chiamato in tutti e quattro i Vangeli «il figlio della tenerezza». Inizia così la Lettera apostolica Patris corde, pubblicata lo scorso 8 dicembre con la quale papa Francesco ha indetto uno speciale anno dedicato a san Giuseppe.
Nessun Santo ha occupato tanto spazio nel Magistero Pontificio, tanti sono infatti i Pontefici che hanno approfondito il messaggio racchiuso nei pochi dati tramandati dai Vangeli per evidenziare maggiormente il suo ruolo centrale nella storia della salvezza: il beato Pio IX lo ha dichiarato “Patrono della Chiesa cattolica”, il venerabile Pio XII lo ha presentato come “Patrono dei lavoratori” mentre Giovanni Paolo II lo ha indicato come “Custode del Redentore”.
Al compiersi dei 150 anni dalla sua dichiarazione di Patrono della Chiesa cattolica, l’8 dicembre del 1870, papa Francesco ha scelto di condividere alcune riflessioni personali su questa figura straordinaria. Un desiderio che è maturato nei mesi di pandemia durante i quali abbiamo sperimentato che le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni che non vivono le luci della ribalta ma stanno scrivendo avvenimenti decisivi della nostra storia.
In san Giuseppe, spiega il Papa, tutti possiamo trovare l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta. San Giuseppe è il padre della tenerezza, che vide crescere Gesù, che gli ha insegnato a camminare tenendolo per mano. E la tenerezza, aggiunge Francesco, è la maniera migliore per toccare ciò che è fragile in noi. È padre nell’obbedienza, perché non ha mai esitato ad obbedire, senza farsi domande sulle mille difficoltà a cui sarebbe andato incontro. È padre nell’accoglienza, accoglie infatti Maria senza porre condizioni preventive: si fida delle parole dell’Angelo. La vita spirituale che Giuseppe ci mostra non è una via che spiega, ma che accoglie. È padre dal coraggio creativo perché alla fine di ogni vicenda che lo vede protagonista, il Vangelo annota che egli si alza, prende con sé il Bambino e sua madre e fa ciò che Dio gli ha ordinato.
È padre lavoratore, era un carpentiere che ha lavorato onestamente per garantire il sostentamento della sua famiglia. Infine, è padre nell’ombra.
Lo scrittore polacco Jan Dobraczyńiski, nel romanzo L’ombra del padre, con la suggestiva immagine dell’ombra definisce la figura di Giuseppe che nei confronti di Gesù è l’ombra sulla terra del Padre Celeste. Padri – conclude il Papa – non si nasce ma si diventa. E non basta mettere al mondo un figlio, è necessario prendersi cura di lui responsabilmente.
L’INDULGENZA PLENARIA
La pubblicazione della Lettera apostolica Patris corde è stata accompagnata da un Decreto della Penitenzieria Apostolica che, in conformità al volere del Pontefice, concede l’Indulgenza plenaria fino all’8 dicembre 2021 alle consuete condizioni: confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Papa. Indicazioni specifiche vengono date per i giorni tradizionalmente dedicati alla memoria dello Sposo di Maria, come il 19 marzo e il primo maggio, e per malati e gli anziani nell’attuale contesto dell’emergenza sanitaria.