In cammino per recuperare un rapporto con il Padre, il percorso quaresimale della parrocchia di Pagani.
La Liturgia del Mercoledì delle Ceneri ci ha consegnato attraverso il Vangelo le armi per affrontare il periodo quaresimale ed iniziare un percorso, che messa da parte ogni parvenza di religiosità, ci riporta a recuperare un rapporto personale ed interiore “con il Padre tuo che è nel segreto”. L’elemosina ci spinge a rompere il nostro egoismo e a salire il primo gradino verso quell’amore che dà la vita per i propri amici. La preghiera è la linfa vitale per tenere viva la comunione e l’amicizia con il Padre celeste. Il digiuno, che parte da piccole astinenze corporali, ci sospinge verso l’astinenza dal male e dal peccato.
Gesù nel deserto
Con la Prima Domenica di Quaresima ci ritroviamo con Gesù nel deserto per affrontare il buon combattimento della fede che vince le antiche seduzioni del serpente antico e ci insegna che l’uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio e che niente in questo mondo vale quanto Dio: il potere, il successo, la sensualità, la ricchezza sono solo spifferi di vento che sibilano nel deserto e che scompariranno come i cerchi d’acqua lasciati da un sassolino lanciato in un lago placido.
La Lettura Breve delle Lodi del Giovedì della prima settimana di Quaresima ci ricordava che “uno sguardo luminoso dà gioia al cuore, una notizia lieta rinvigorisce le ossa. Chi ascolta un rimprovero salutare potrà stare in mezzo ai saggi. Chi rifiuta la correzione disprezza se stesso, ma chi ascolta il rimprovero acquista senno. Il timore di Dio è scuola di sapienza, prima della gloria c’è l’umiltà”.
La figura di san Giuseppe
In questo mese di marzo ci accompagna, in maniera particolare, la figura di san Giuseppe che è stato un riflesso su questa terra della paternità di Colui che dà origine ad ogni paternità. Così scrive papa Francesco nella lettera Patris corde: “Il Maligno ci fa guardare con giudizio negativo la nostra fragilità, lo Spirito invece la porta alla luce con tenerezza. È la tenerezza la maniera migliore per toccare ciò che è fragile in noi. Il dito puntato e il giudizio che usiamo nei confronti degli altri molto spesso sono segno dell’incapacità di accogliere dentro di noi la nostra stessa debolezza, la nostra stessa fragilità. Solo la tenerezza ci salverà dall’opera dell’Accusatore (cfr Ap 12,10). (…) Noi sappiamo però che la Verità che viene da Dio non ci condanna, ma ci accoglie, ci abbraccia, ci sostiene, ci perdona. La Verità si presenta a noi sempre come il Padre misericordioso della parabola (cfr Lc 15,11-32): ci viene incontro, ci ridona la dignità, ci rimette in piedi, fa festa per noi, con la motivazione che «questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».”
Buon cammino di quaresima a tutti.
Vincenzo Di Nardi