La tradizione resiste nei cuori

La processione del Venerdì Santo a Pucciano, quartiere di Nocera Superiore, non potrà essere vissuta neanche quest’anno, a causa della pandemia.

La processione del Venerdì Santo a Pucciano, quartiere di Nocera Superiore, non potrà essere vissuta neanche quest’anno, a causa della pandemia. La comunità vive la tradizione nel cuore.

Il fatto che le guerre non avessero fermato la processione del Venerdì Santo, che da oltre un secolo parte dalla parrocchia San Giovanni Battista di Pucciano e attraversa le principali strade di Nocera Superore, ci aveva fatto pensare ad una tradizione indissolubile.

Il coronavirus ha sfatato questa certezza e la pandemia, dopo aver bloccato, lo scorso anno, i preparativi per ricordare i cento anni dall’arrivo delle statue dell’Addolorata e del Cristo dalle braccia snodabili, donate alla cappella dai coniugi Trollo, anche quest’anno non permetterà la realizzazione  di quello che per la comunità risultava essere il giorno più importante dell’anno.

I racconti degli anziani

Stando ai racconti di molti anziani del posto, la processione si svolgeva già prima dell’arrivo delle statue e da sempre la comunità ha vissuto e vive il Triduo pasquale con particolare intensità. Quella della Passione è una passione che a Pucciano si tramanda di padre in figlio in modo automatico. Sin da piccoli i bambini sono abituati ad ascoltare le note di “Sono stati i miei peccati”; i padri spronano i propri figli ad indossare un “costume” durante la rappresentazione sacra per una sorta di continuità, per portare avanti una tradizione iniziata quando loro erano giovani.

Chi ha “vissuto” Pucciano, e che per un qualsiasi motivo è stato costretto a lasciare il quartiere, è spinto da una forza misteriosa a ritornare nel borgo nel giorno del Venerdì santo. Per la preparazione dell’evento, generalmente, si condividono le fatiche: grandi e piccoli danno il proprio contributo, oggi come ieri, per rendere ogni volta unico questo giorno.

Riscoprire l’essenziale

Nelle case, nelle vie, non si fa altro che parlare di processione, di vestiti, di personaggi, di prove, di aneddoti. I ricordi sono a carico di quelli che ormai non hanno più l’età adatta per interpretare dei ruoli. Nei loro occhi, spesso lucidi, si legge la nostalgia di un passato sempre vivo, un passato che riesce a stimolare le nuove generazioni a far sì che questa tradizione duri nel tempo. In realtà, quello che stiamo vivendo è solo uno stop, una pausa che ci ha dato la possibilità di scoprire ciò che veramente è essenziale e, al di là del fatto che la tradizione sarà ripresa, resta immutabile il vero messaggio pasquale: Dio ci ama.

Rita Cuofano

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