Gli studenti con handicap o disturbi dell’attenzione e dell’apprendimento stanno pagando un prezzo altissimo a causa della pandemia. Possono andare a scuola ed essere seguiti dai loro insegnanti di sostegno ma non trovano la classe, i compagni e tutti gli altri docenti ad aspettarli
Se la didattica a distanza funzioni oppure no non lo sapremo mai con certezza. Schiere di sostenitori rivaleggiano a suon di post e tweet con la corazzata degli oppositori. Tra questi schieramenti troviamo indistintamente genitori, docenti, presidi e studenti. Che la Dad non sia una risposta efficace è evidente dalla prima ora però per la categoria degli studenti speciali, che a scuola hanno bisogno della guida di insegnanti di sostegno e più in generale di una dimensione fisica e umana per vivere il loro percorso di apprendimento.
L’esperienza della professoressa Alessia Esposito
Ce lo racconta Alessia Esposito, giovane insegnante di sostegno all’Istituto Comprensivo Cimarosa di Napoli, dove segue da vicino due studenti di 11 e 13 anni con disturbi dell’attenzione e iperattività. Alessia lavora in presenza con i due ragazzi, che si collegano da scuola con il resto della classe. «Due situazioni completamente diverse: il più piccolo ha una famiglia molto presente e attenta, il più grande invece è stato allontanato dalla madre e ora vive in una struttura psichiatrica per minori. Il percorso didattico viene condiviso con i suoi educatori e psicoterapeuti» racconta la docente.
Con quattro anni di insegnamento alle spalle, Alessia si è ritrovata nel mondo del sostegno ma è diventata subito una scelta consapevole: «È un mondo inaspettato, i genitori si affidano a noi e sono riconoscenti quando vedono dei progressi nei loro figli».
Un anno difficile per Alessia e per i suoi colleghi, che a scuola va con due mascherine, la visiera e i guanti: «Con i nostri alunni non è possibile rispettare il distanziamento» aggiunge.
A scuola anche in estate?
Il Decreto Sostegni approvato dal governo Draghi ha stanziato 300 milioni in favore della scuola. Una parte di questi fondi servirà a promuovere attività per il recupero della socialità, della proattività, della vita di gruppo delle studentesse e degli studenti anche nel periodo che intercorre tra la fine delle lezioni di quest’anno scolastico e l’inizio del prossimo.
«Mi chiedo chi starà vicino ai ragazzi speciali visto che nella maggior parte dei casi i contratti degli insegnanti di sostegno scadono il 30 giugno – commenta la prof. Esposito, che si augura che le attività promosse dalle scuole siano di carattere sportivo e che consentano di favorire la socialità – perché i ragazzi con problemi di iperattività hanno bisogno di canalizzare le loro energie. Sarebbe impensabile tenerli seduti dietro un banco anche in estate».
Il mondo della scuola non può più permettersi il fallimento di scelte politiche.