Il fiume Sarno, con i suoi torrenti Cavaiola e Solofrana, è tra i più inquinati d’Italia. Durante il lockdown le sue acque sono tornate ad essere cristalline. I cittadini riuniti in comitati lottano per il suo disinquinamento. Un focus da rileggere oggi, in occasione della Giornata mondiale della Terra, la più grande manifestazione ambientale dedicata al Pianeta, istituita nel 1970 per sensibilizzare il mondo all’importanza della conservazione delle risorse naturali della Terra.
Il lockdown di marzo lo ha dimostrato: il fiume Sarno può tornare ad essere cristallino. Nel periodo di blocco totale – con lo stop di molte attività produttive – il fiume più inquinato d’Italia ha perso la sua colorazione rossastra.
Il fiume Sarno
Lungo 24 chilometri, il Sarno attraversa tre provincie e trentanove comuni, determinando un’emergenza ambientale che dagli anni ‘70 non riesce a trovare un positivo epilogo. L’alta densità di popolazione, il mancato
completamento della rete fognaria di alcuni comuni e la presenza di attività economiche altamente inquinanti creano le condizioni della precarietà ambientale.
Il Comitato Controcorrente
Conoscono bene la situazione gli abitanti della zona Arenula di Nocera Inferiore, che affacciano sugli affluenti del Sarno. In particolare, Nicola Granato, 26 anni, laureato in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma e ora dottorando di ricerca in diritto ambientale. «Incominciai ad occuparmi dell’inquinamento del fiume Sarno impegnandomi in un comitato di quartiere, Arenula Acquaviva» racconta il giovane.
L’attenzione per l’ambiente sfocia poi nell’adesione al comitato La fine della vergogna, fino poi al distaccamento della sua costola più giovane per la nascita del nuovo gruppo Controcorrente.
Manifesto Sarno 2020
«Insieme ad altri coetanei studiamo e approfondiamo la situazione del Sarno e mettiamo in campo azioni di sensibilizzazione, soprattutto nelle scuole» prosegue Granato. Controcorrente è anche propulsore del movimento che ha riunito oltre 50 tra associazioni e comitati ambientalisti, autori del Manifesto Sarno 2020: dieci punti per il disinquinamento del fiume, presentati alle istituzioni a luglio scorso. Un appello a muovere alcuni passi concreti: dalla bonifica del Sarno al monitoraggio continuo per il rilevamento di metalli pesanti e pesticidi nelle acque del fiume; dal censimento e mappatura degli scarichi (sia civili che industriali) all’ufficializzazione dei dati aggiornati del registro tumori, dalla promozione di screening obbligatori per la prevenzione dei tumori all’istituzione di un’unità di crisi per supervisionare tutte le attività proposte, questi alcuni dei punti più importanti. «Ci aspettiamo di poter creare un tavolo permanente di confronto con la Regione» chiarisce Granato.
Il completamento della rete fognaria a Nocera Inferiore
Una buona notizia per il completamento della rete fognaria a Nocera Inferiore è arrivata agli inizi di dicembre: «Erogati 3 milioni di euro per il primo lotto – ha dichiarato Paolo De Maio, consigliere comunale di Nocera Inferiore – i cui lavori partiranno subito. Per il secondo e terzo lotto, che riguardano una vasta area, sono stati stanziati altri fondi attraverso un accordo di programma tra Regione e Ministero dell’ambiente».
Il Comitato No Vasche
Se il refluo civile impatta per il 20% sull’inquinamento del Sarno, la più ampia responsabilità è da attribuire agli sversamenti illeciti industriali. Lo spiega Emiddio Ventre, presidente del comitato No Vasche, no inquinamento – movimento nato per opporsi alla creazione di vasche di laminazione assorbenti per la prevenzione di esondazioni, previste dal Grande Progetto Sarno – che da anni si batte per il disinquinamento di una area che va da Montoro fino a Castellamare di Stabia. «Tante le marce organizzate e le promesse strappate ai politici di turno, non è facile continuare a lottare. L’impegno però dei giovani è un segnale che dà fiducia» conclude Ventre. La speranza di tornare ad ammirare le acque cristalline del nostro fiume.