Essere veri rocker

Sembra che per provocare dibattito o far parlare di sé non ci sia nulla di meglio che offendere Dio e i santi.
Sembra che per provocare dibattito o far parlare di sé non ci sia nulla di meglio che offendere Dio e i santi. Quando poi a fare autogol è un personaggio noto, un cantante o un presentatore-mattatore, l’autogol è ancora più colpevole.

«Anche se si rifugiasse nel più alto punto dei cieli la nostra miseria ne lo precipiterebbe. Ma voi sapete che il nostro Dio ci ha prevenuti. Potreste mostrargli i pugni, sputargli in viso, staffilarlo con le verghe e finalmente inchiodarlo su una croce, che importa? Ciò è già stato fatto, figlia mia…». Sono parole tratte dal celebre e tesissimo confronto tra il Curato di Ambricourt e la Contessa raccontato da George Bernanos nel “Diario di un curato di campagna”, un libro che i cercatori di Dio (tutti noi lo siamo, consapevoli o inconsapevoli) dovrebbero tenere sul proprio comodino.

L’afflitta nobildonna non ha una vita facile: il marito la tradisce e trascura, ha perso un figlio in età infantile e il rancore e l’odio, che le si annidano nel cuore, la rendono invisa a tutti i compaesani. Il suo livore si riversa su Dio finché il giovane sacerdote non le ripete più volte una frase che la scuote: «L’inferno è non amare più». E aggiunge: «Possiamo farci delle illusioni, credere che amiamo con le nostre forze, che amiamo fuori di Dio. Ma somigliamo a dei pazzi che tendono le braccia verso il riflesso della luna nell’acqua».

Episodi di offesa verso Dio

Se, tutto sommato, quella contessa aveva le sue ragioni per non amare più, finanche per sentirsi abbandonata da Dio, è più difficile capire le ragioni di chi, gratuitamente, offende il Padre. Non si contano ormai gli episodi di offesa verso Dio: bestemmie moltiplicate nello “sfogatoio” dei social network; statue e immagini sacre imbrattate o danneggiate; dileggio di ciò che è sacro, che ormai non sembra fare più scandalo.

Sembra che per provocare dibattito o far parlare di sé (il che è fonte di profitto) non ci sia nulla di meglio che offendere Dio e i santi. Diremmo, insieme al Curato di campagna: «Che importa? Ciò è già stato fatto». Offendere il Padre, però, pensare di farne a meno, è una gigantesca illusione che, ben presto, rivela la sua inconsistenza. La pandemia ci ha reso più vicino il volto della morte e della sofferenza. Non che prima non esistessero, ma le avevamo messe in un cantuccio, dimenticandole. Nel buio più pesto della nostra vita ci dà speranza solo la fede in quel Padre che qualcuno si permette di offendere. Prendersela con il Signore è un autogol in piena regola, di quelli clamorosi e goffi.

Quando poi a fare autogol è un personaggio conosciuto, un cantante o un presentatore-mattatore, l’autogol è ancora più colpevole. Ai loro fan, soprattutto ai giovani, un consiglio d’ispirazione celentaniana: volete fare veramente qualcosa di rock, alternativo, controcorrente e fuori dagli schemi? Studiate, mettete su famiglia e fate figli. La vera musica è in questo. Tutto il resto è lento.

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