Ogni Domenica, otto giorni dopo, il Risorto ritorna nei nostri cenacoli per guarire in noi le ferite dell’incredulità attraverso le sue piaghe gloriose. E noi siamo puntuali all’appuntamento con il Signore?
di mons. Giuseppe Giudice
Otto giorni dopo… dopo che cosa? Dopo il primo giorno di Pasqua.
Contando da Domenica a Domenica sono otto giorni – octava dies -; primo giorno della settimana, giorno pasquale, e giorno escatologico, l’ottavo giorno.
Otto giorni dopo si celebra la Pasqua settimanale, dopo la prima Pasqua, la grande, giorno della Risurrezione e del Risorto. A Pasqua c’è il miracolo della ri-creazione e della storia nuova che comincia; come credenti siamo tutti nati a Pasqua.
Otto giorni dopo, Tommaso che la sera di Pasqua non è presente nel cenacolo quando viene Gesù, ora è con loro. È l’apostolo Tommaso, detto Didimo, che vuol dire gemello. Nel vespro della prima Pasqua Didimo non è con i suoi, e afferma che per credere vuole vedere; otto giorni dopo è presente nel cenacolo quando Gesù ritorna.
Ognuno di noi può essere Didimo, il gemello di Tommaso, che per credere ha bisogno di vedere, e che non sempre è presente quando viene il Signore. E il Risorto, tornando puntualmente otto giorni dopo, accetta la sfida del gemello e permette a Tommaso di vedere le piaghe e, se vuole, di toccarle.
Tommaso, vedente e credente, professa la sua fede: Mio Signore e mio Dio! Noi, per grazia, pur non avendo visto crediamo e per questo entriamo nella beatitudine dei credenti.
Ogni Domenica, otto giorni dopo, il Risorto ritorna nei nostri cenacoli per guarire in noi le ferite dell’incredulità attraverso le sue piaghe gloriose.
Otto giorni dopo… dopo la Croce, dopo la Morte, dopo il Sepolcro, dopo la Sconfitta, dopo la Caduta.
Egli, il Risorto, è presente all’appuntamento domenicale. Ma ci saremo noi all’incontro puntuale con il Risorto?