Il Protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Istruzione e i sindacati per garantire l’avvio dell’anno scolastico 2021/2022 in sicurezza, pubblicato il 14 agosto, ribadisce in buona sostanza tutti i punti già noti dallo scorso anno: ingressi e uscite scaglionati, uso di mascherine, igiene delle mani.
Un solo aspetto è avvolto ancora dall’incertezza. In merito alle «disposizioni relative alla misura di distanziamento», si legge che «si prevede il rispetto di una distanza interpersonale di almeno un metro qualora logisticamente possibile».
È plausibile, pertanto, un sentimento di preoccupazione da parte di quelle istituzioni in cui non sia «logisticamente possibile» assicurare il distanziamento ed è noto che la maggioranza degli istituti scolastici italiani sono interessati da questa limitazione.
Ma il punto chiave, che genera aspettative, da decenni ormai, è l’abbattimento delle classi numerose. Considerato che le norme vigenti consentono classi con un range di studenti minimo e massimo compreso tra 15 e 27, il ministro Patrizio Bianchi ha illustrato, con dati alla mano naturalmente, che le classi “pollaio”, con più di 27 studenti, rappresentano solo il 3% su tutto il territorio nazionale, mentre quelle con meno di 15 studenti sono il 13%.
Le situazioni di disagio interessano soprattutto gli Istituti tecnici delle grandi città.
«Abbiamo la conoscenza millimetrica del problema – ha rassicurato il ministro – e ci stiamo lavorando con interventi mirati». In arrivo, quindi, fondi alle scuole: un intervento una tantum di 22 milioni di euro indirizzati solo alle istituzioni scolastiche che risponderanno ai parametri emanati dal Dicastero.
Un pizzico di delusione in tutti. Ancora un intervento emergenziale e non strutturale dell’organizzazione didattica italiana.