Con la ripresa dell’anno scolastico torna anche l’ora di religione. Gli insegnanti sono rientrati in classe con un bagaglio ancora più ricco, dopo i lunghi mesi in DAD e la ripresa delle lezioni nell’ultimo scampolo dello scorso anno scolastico.
Un anno che si preannuncia di trasformazioni, a cui non bisogna guardare con un’accezione negativa. Si esce, infatti, da un periodo non facile.
I protocolli sono stati rigidi e l’impegno per far rispettare tutte le regole anti contagio non è stato da poco. Eppure, nonostante tutte le difficoltà, dell’anno passato si deve salvare l’ottimo rapporto di collaborazione che si è instaurato tra la comunità scolastica e le famiglie. La scuola, infatti, ha cercato di aiutare i genitori e i genitori hanno aiutato la scuola.
Si è rafforzata l’unione tra la scuola e la famiglia, così come quello tra la scuola stessa, con il personale ATA, gli assistenti amministrativi e il Direttore dei Servizi Generali ed Amministrativi che hanno collaborato per risolvere mille problemi. Importante è stata anche la rete creata con l’ASL, i pediatri del territorio e le amministrazioni comunali.
La DAD ha consentito di sviluppare, forza maggiore, le competenze digitali del personale scolastico, così come di studenti e famiglie. Esperienza da non dimenticare anche quando tutto sarà finito, per consentire a chi è costretto a stare lontano da scuola di non perdere il programma. Un modo per non lasciare nessuno indietro.
Tuttavia c’è un sostanziale accordo sul fatto che nulla può sostituire la didattica in presenza.
Può andare bene per un periodo di tempo limitato, ma non troppo a lungo. In questo contesto si inserisce l’insegnamento della religione cattolica che, a detta degli insegnanti, non ha risentito della pandemia più delle altre materie.
In molti casi, come ha ribadito più volte la CEI, attraverso l’insegnamento della religione cattolica, gli studenti si sono potuti confrontare con le domande profonde sul senso della vita.
Chi siamo? Perché questa pandemia? Perché il dolore e la morte? Cosa possiamo sperare per il futuro in questa terra e dopo? Queste e altre domande ancora sono state il rompicapo per molte persone.
È l’invito anche della Presidenza della Cei, che fa notare come «l’insegnamento della religione cattolica si pone proprio nell’orizzonte degli interrogativi esistenziali, che sorgono anche nei nostri ragazzi». «In un tempo in cui la pandemia ci sta ponendo di fronte problemi inediti – la proposta della Chiesa italiana – pensiamo che le generazioni future potranno affrontare meglio anche le sfide nel campo dell’economia, del diritto o della scienza se avranno interiorizzato i valori religiosi già a scuola».
Essere insegnante di religione cattolica, dunque, è la giusta coniugazione tra una vocazione e un lavoro. Il docente, come un genitore, è un tessitore di felicità e quest’opera richiede tanta competenza, non solo didattica ma anche pedagogica, empatia, umiltà e generosità nell’offrire agli alunni e ai colleghi tutto quanto si può dare per vivere la scuola come una grande famiglia.
La formazione degli insegnanti di religione cattolica
Formazione continua per l’aggiornamento professionale degli insegnanti di religione cattolica, una doppia offerta dall’istituto “San Matteo”.
L’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Salerno, in ottemperanza a quanto richiesto dal ministero dell’Istruzione e dalla Conferenza episcopale campana, si è attivato organizzando due corsi di aggiornamento.
Il primo ha come tema “Didattica Digitale Integrata: strumenti ed applicazioni” e inizierà il prossimo 5 novembre. Il secondo ha come tema “Didattica e Pedagogia speciale” e prenderà il via il 18 febbraio 2022.