Seven Eleven: la rock band dal cuore nocerino

Due medici, due imprenditori e un insegnante accomunati dall’amicizia e dalla passione per il rock da dieci anni portano la musica in giro per i locali della provincia. Un “secondo” lavoro per appassionare sempre più giovani perché «la cultura musicale ha una grande valenza sociale». Il primo ottobre si ritorna sul palco.
I Seven Eleven prima di un concerto. Da sinistra: Antonio D’Amato, Carmelo Molinari, Antonio Cuomo, Gianluigi Caso e Domenico Vitagliano.

Seven Eleven: il nome è stato deciso durante una telefonata Stoccolma-Nocera Inferiore. «Devo scendere ad un 7-Eleven per la spesa», disse il frontman Antonio Cuomo che si trovava in Svezia. All’altro capo della cornetta c’era il batterista, Gianluigi Caso, che gli rispose: «Fermati! Abbiamo trovato il nome».

Era il 2011. Da quella intuizione sono nati i Seven Elevene sono passati dieci anni carichi di successi e soddisfazioni. Un nome che è diventato uno stile: «Solitamente – racconta Cuomo – nella fascia tra le 7 e le 11 di sera abbiamo anche le prove». Una scelta rafforzata anche dalla citazione di un 7-Eleven di Berlino nella prima strofa di una canzone simbolo del rock contemporaneo: “Stay”degli U2, uno dei primi brani che il gruppo nocerino ha poi suonato in un live.

Alla base c’è una passione viscerale per la musica rock, che ha sempre contraddistinto l’amicizia ultra decennale di tre quinti dei componenti. Antonio Cuomo, Antonio D’Amato e Gianluigi Caso si conoscono dal liceo. I tre erano anche l’anima dei disciolti Velkro, che con l’aggiunta di Domenico Vitagliano e Carmelo Molinari hanno dato vita ai Seven Eleven.

Una band che ha avuto successo nella musica, ma anche nelle rispettive professioni. Cuomo, voce e chiatarra, è primario di Gastroenterologia all’Umberto I di Nocera Inferiore. D’Amato, basso, è un imprenditore. A tenergli compagnia c’è Caso, imprenditore e batterista. Del gruppo fa parte un altro medico, Vitagliano, ginecologo all’Umberto I e chitarrista. Il tastierista, Molinari, è docente scolastico.

«Siamo arrivati ad un livello semi professionale, fino a prima della pandemia giravamo tanti locali tra i più importanti del territorio. Suoniamo classic e alternative rock. Brani dei Queen, degli U2, dei Guns N’ Roses e dei Coldplay», spiega Cuomo.

I Seven Eleven in posa con la mascherina in tempo pandemico per sensibilizzare al suo utilizzo.

Tutto si ferma con la pandemia, ma non l’amore per la musica.

La pandemia ha impattato sui live, ma anche sulle prove, che poi sono il collante di un gruppo. «La sala è chiusa, non consentiva di provare.

C’è chi ha continuato in streaming, ma non è la stessa cosa. Per noi le prove sono anche socialità e amicizia, bere una birra insieme. Abbiamo deciso di sospenderle finché non ci siamo tutti vaccinati ed è stato possibile ritornare in presenza», racconta il frontman.

In estate c’è stata la ripartenza e qualche data in giro per il territorio. Lo scorso 9 luglio la ripresa da piazza Cianciullo a Nocera Inferiore, la città di origine dei cinque professionisti prestati al rock.

«Speriamo che si ritorni a pieno regime, quando abbiamo ripreso in mano gli strumenti ci siamo resi conto di essere un po’ anchilosati», continua il frontman. Domani, primo ottobre la prima data autunnale sempre a Nocera Inferiore, al Void.

Cuomo sottolinea il contributo che la musica dà alla collettività: «La musica è importantissima come tutte le forme di arte e di sport. Distoglie, soprattutto i giovani, da altri interessi che potrebbero non essere positivi. È un anti stress sia per chi ascolta, ma anche per noi che suoniamo. Divertimento puro».

Ed ora c’è anche un riavvicinamento alla tipologia di musica suonata dai Seven Eleven: «È finita l’epoca del rock visto come “sesso, droga e rock’n’roll”, sempre più giovani sono attratti».

Un aiuto, anche se i puritani storcono il naso, arriva anche dal successo dei Måneskin: «Sono una vittoria della musica italiana sia per stile, che per risultati – afferma Cuomo –. Mia figlia vuole suonare il basso perché ha visto questo gruppo. Se non ci fossero stati, i più giovani sarebbero ancora con la musica trap che propina ragazzi che cantano con l’auto-tune, con gli effetti. I Måneskin stanno dimostrando grandi capacità. Questi ragazzi suonano quattro strumenti, sono bravini, hanno 20 anni, fanno pezzi loro. Ben venga».

Una vittoria della musica? «Per tutta la musica e per le nuove generazioni. Il loro impulso è un traino fondamentale che consente ai più giovani di scoprire i grandi gruppi rock e acquisire una cultura musicale più ampia».

Ma nel nostro territorio non ci sono gli spazi sufficienti per fare musica.

«Al Sud c’è poca organizzazione e mancano gli spazi per suonare il rock. Credo sia una cosa da rimediare. Al Nord ci sono i club che per una settimana ospitano gruppi importantissimi. Qui no. La cultura musicale, che qui manca, ha una valenza sociale importante».

I Seven Eleven ripartono con questo obiettivo e domani sera tornano ad esibirsi al “Rock live Night at VOID” a Nocera Inferiore.

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