“Sono la Madonna del Rosario”. All’inizio del terzo millennio, Giovanni Paolo II proclamò un Anno del Rosario e chiese al mondo cattolico di riscoprire quella preghiera che da secoli accompagna la vita della Chiesa, una preghiera che non poteva essere considerata solo una pia pratica ma doveva essere proposta come uno dei sentieri privilegiati della vita orante della Chiesa. Il Pontefice, che a buon diritto può essere definito il Papa più mariano della storia, volle accompagnare questo anno speciale con un documento che dona una nuova veste a questa preghiera antica: Rosarium Virginis Marie. Vale la pena leggerlo.
Un po’ di storia
La preghiera del Rosario nasce nel Medioevo come una formula che adatta al popolo cristiano la preghiera liturgica, tipica della vita monastica (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2678). La tradizione attribuisce la preghiera a san Domenico in seguito ad un’apparizione della Madonna. Siamo agli inizi del XIII secolo, segnato da una diffusa crisi di credibilità ecclesiale ma anche dalla forza rinnovatrice degli ordini mendicanti di Francesco di Assisi e Domenico di Guzman che diedero uno straordinario impulso alla riforma della vita ecclesiale.
È bello pensare che proprio all’inizio di quel grande rinnovamento la Vergine Maria, sempre attenta e premurosa, sia apparsa per raccomandare una preghiera che era in parte già conosciuta ma che, nei secoli successivi, sarebbe diventata la formula orante utilizzata dal popolo cristiano. Il Rosario ha trovato così il suo posto nella vita del popolo di Dio, come una piccola sorgente che poco alla volta si è ingrossata diventando un grande fiume.
Una preghiera importante
Un cammino lungo e complesso che si è realizzato attraverso diverse tappe e con il fattivo contributo di tanti umili cristiani. Nessuna preghiera è stata raccomandata più del Rosario. Nel magistero pontificio della Chiesa possiamo contare 20 documenti dedicati al Rosario e tra questi 11 encicliche. Il Concilio Vaticano II non parla espressamente del Rosario perché intende sottolineare la centralità dell’azione liturgica, ma ha esortato tutti fedeli ad avere “in grande stima le pratiche e gli esercizi di pietà verso la Beata Vergine raccomandati lungo i secoli dal Magistero della Chiesa” (Lumen gentium, 67).
Tra queste pie pratiche, che hanno mantenuto viva la fede del popolo di Dio, un posto speciale spetta proprio alla preghiera del Rosario. Il Catechismo della Chiesa Cattolica (1992) dà una nuova dignità alla preghiera mariana, presentandola tra quelle forme oranti che favoriscono la meditazione dei misteri di Cristo (n. 2708).
I luoghi mariani
La storia del Rosario passa per Lourdes, non dimentichiamo che in questo piccolo villaggio dei Pirenei la Madonna appare con una corona tra le mani. Qualche anno più tardi fa tappa anche nella valle di Pompei dove un giovane avvocato riceve l’ispirazione di costruire una chiesetta per promuovere il Rosario.
Vorrei però soffermare l’attenzione su quello che avvenne a Fatima che possiamo senza dubbio considerare come un passaggio che ha dato ancora maggiore credibilità alla preghiera mariana. Nel 1917, mentre in Europa si combatte la grande guerra, in una collinetta non lontano da Fatima, una Signora tutta vestita di bianco appare a tre fanciulli.
Fin dall’inizio chiede loro di dire il Rosario e fare sacrifici per i peccatori. Suor Lucia testimonia che fino a quel momento essi facevano quella preghiera ma in modo saltuario e superficiale, spesso dicevano il Rosario limitandosi a dire “Ave Maria /santa Maria”. Da quel momento divenne la preghiera privilegiata e s’impegnarono a recitarla con una particolare devozione.
I tre pastorelli di Fatima
Nelle Memorie di suor Lucia troviamo un episodio davvero commovente. Per impaurire i piccoli veggenti e costringerli a negare le apparizioni, il sindaco li aveva messi in prigione assieme ai detenuti comuni. Stavano nella stessa cella.
“Decidemmo allora di dire il nostro Rosario. Giacinta si toglie una medaglia che aveva al collo e chiede a un detenuto il favore di attaccarla a un chiodo che c’era sulla parete e in ginocchio, davanti a quella medaglia, cominciammo a pregare. I detenuti pregavano con noi, seppure non sapevano pregare; per lo meno stettero in ginocchio”.
Quella preghiera, recitata dal cuore limpido di quei fanciulli, commosse anche gli uomini abbrutiti dal male. Lucia racconta anche un altro particolare biografico, non meno significativo che avvenne quando aveva solo sei anni.
Al termine della prima confessione il sacerdote le disse: “Ti metti in ginocchio ai piedi della Madonna e le domandi con grande fiducia che abbia cura del tuo cuore e lo prepari per ricevere degnamente domani il suo caro Figlio e che lo conservi per Lui solo!”.
Lucia e la preghiera dinanzi la Madonna del Rosario
Spiega Lucia: “C’erano in chiesa parecchie immagini della Madonna. Ma siccome le mie sorelle adornavano l’altare della Madonna del Rosario, perciò io ero abituata a pregare davanti a quella; e così ci andai anche questa volta a chiederLe, con tutto l’ardore di cui ero capace, che conservasse solo per Dio il mio povero cuore”. È solo un piccolo dettaglio ma alla luce di quello che avvenne pochi anni dopo, comprendiamo che si tratta di un tassello di un mosaico che il buon Dio stava realizzando.
Nell’ultima e più famosa apparizione di Fatima, quella in cui avvenne il miracolo del sole, la bella Signora svela la sua identità: “Sono la Madonna del Rosario”. È come il sigillo della rivelazione e l’inizio di un nuovo cammino, personale ed ecclesiale. “Si progredisce più in poco tempo di sottomissione e dipendenza da Maria che durante anni interi di iniziative personali, appoggiati soltanto su se stessi”, scrisse san Luigi Maria Grignion di Montfort nel Trattato della vera devozione alla Santissima Vergine.
Silvio Longobardi