Non c’è dubbio, l’emozione l’ha fatta da padrone nel ritrovarsi in presenza alla cerimonia di premiazione del Premio Com&Te, organizzato dall’associazione “Comunicazione & Territorio” di Cava de’ Tirreni.
“L’abbiamo ribattezzata Com&Te Off ed è la nostra edizione di ripartenza”, ci dice la presidente dell’associazione, Silvia Lamberti “ E’ un’emozione incredibile ritrovarci qui dopo due anni di stop a causa della pandemia”.
Silvia, un’edizione di ripartenza, ma senza la Rassegna Letteraria vera e propria, curata da Pasquale Petrillo, che coinvolge le scuole e gli studenti che, l’avete ribadito più volte, insieme ai libri e agli scrittori sono gli assoluti protagonisti della vostra iniziativa culturale.
Si, assolutamente. Non abbiamo avuto libri in gara perché non potevamo coinvolgere gli studenti, di conseguenza nessun vincitore. Abbiamo voluto però dare un segnale di ripartenza assegnando i premi di giornalismo intitolati a “Peppino Muoio” e il Premio alla Cultura “Carmine Consalvo”. E la scelta dei premiati è caduta su tre professionisti che hanno forti radici nel Meridione ma che si sono, poi, proiettati verso l’Italia e il mondo, Maria Buono, Gabriella Genisi e Marco Giordano.
Scegliere di premiare Gabriella Genisi è stato anche un modo per far respirare di nuovo l’aria dei libri in questa edizione. Solitamente il Premio alla Cultura veniva assegnato ad una personalità nel campo culturale, ma in senso più ampio, non necessariamente uno scrittore. Invece con lei siamo riusciti a coniugare tutte e due le cose. Donna di cultura e scrittrice.
Hai detto che la Rassegna si farà.
Prevediamo di riprendere da marzo-aprile 2022 con le letture e le presentazioni dei libri in gara presso gli istituti scolastici cavesi per poi proseguire fino al mese di maggio 2022. La premiazione sarà invece, come di consueto, in autunno.
Premio Com&Te di giornalismo “Peppino Muoio” a Maria Buono, vice Caporedattrice Rainews24
Quanto è lunga la strada che dall’Agro nocerino sarnese l’ha condotta ad essere uno dei volti noti di Rainews24?
La strada è molto lunga ed articolata e non nego che tante volte di aver pensato di arrendermi, ma evidentemente c’era dentro di me il fuoco sacro della passione che mi ha portato ad insistere e a fare sacrifici e oggi posso dirmi soddisfatta, ma non sazia. Non mettiamo limiti alla Provvidenza.
Ė lo stesso consiglio che darebbe ai giovani che vogliono approcciarsi a questo mestiere tanto articolato e complesso?
Si, ma innanzitutto li avvertirei di quanto sia diventato difficile questo mestiere. Forse anche più difficile di quando ho iniziato io. C’è una profonda crisi economica, tante le testate che chiudono. Io ho avuto la fortuna di svolgere questa attività a 360 gradi, dalla carta stampata con quotidiani locali, periodici, alla radio e alle testate televisive locali. Fino ad arrivare, poi, ai telegiornali nazionali. Oggi è molto più difficile raggiungere una stabilità nel giornalismo, il cosiddetto “posto fisso”, se fare il giornalista può essere considerato tale. Sicuramente si può diversificare l’attività in tanti settori facendo però, bene attenzione a ricordare quella che è la deontologia del giornalista, che va sempre distinto dall’influencer. In un’epoca in cui siamo bombardati da fake news sui social va sempre sottolineata l’importanza della figura professionale del giornalista, che sta attraversando una crisi di credibilità, della serietà dell’Ordine professionale che ci tutela e la garanzia che diamo della nostra serietà professionale, dell’approfondimento della notizia, della gratuità. Non va fatta confusione con gli influencer, che invece, ne fanno una ragione di profitto quando trattano di alcuni prodotti.
Ha iniziato nella stampa locale, quanto è cambiata da allora la realtà delle testate locali e quale futuro vede per loro?
Io credo che l’editoria locale sia quella più importante, per la vicinanza con il territorio, per la rappresentanza, per la profonda conoscenza del tessuto sociale. Ma anche devo dire, per il coraggio. E’ facile fare il giornalista venendo da Roma, è più difficile, lo dico sempre e ci sono passata, raccontare la notizia sgradevole raccontata al vicino di casa. Io devo dare tutto il mio incoraggiamento a queste realtà, mi congratulo con chi ancora si impegna, ci crede e rappresenta quello che può essere il dibattito di una cittadina. Complimenti alle realtà locali, forza, ce la faremo.
Premio Com&Te di giornalismo “Peppino Muoio”Under 35 a Marco Giordano, vice Direttore “Paese Sud”
Nella sua presentazione abbiamo letto: “Non sono un monaco, però mi ribattezzo Data Rider e sono alla ricerca dei dati tombati negli archivi polverosi delle Pubbliche Amministrazioni”. Cosa ci trova?
Tutto ciò che riguarda la nostra vita quotidiana. I dati sono fondamentali. Ed è importante dirlo in questo momento perché spesso i dati vengono visti come un nemico. Abbiamo visto gli ultimi movimenti, i No Vax o i populisti, ad esempio, si basano proprio sulla negatività della raccolta dati, vista come una dittatura o una violazione della privacy. I dati, invece, sono importantissimi. Conta tutelare la privacy, ma le Amministrazioni devono contare sui dati e il giornalismo deve contare sui dati per raccontare il territorio e attraverso i dati monitorare come gli Enti pubblici svolgono il loro lavoro. La stessa cosa vale anche per il singolo cittadino che voglia tenersi informato. Non dimentichiamo che in Italia esiste il FOIA, l’accesso civico generalizzato che garantisce a chiunque il diritto di accedere ai dati e ai documenti delle pubbliche amministrazioni.
In ogni periodo elettorale si fa un gran parlare di Sud e di cosa fare per il Sud, ma come lo si racconta questo Sud e soprattutto di cosa non si parla abbastanza?
Del Sud non si raccontano troppe cose e qui torniamo all’importanza dei dati. Basta pensare alla mia città, Salerno. Usciamo dagli schemi della campagna elettorale. A volte il dibattito pubblico si concentra su poche cose, che guardano molto alla “pancia”, come può essere la piazza piuttosto che un palazzo o qualsiasi altra opera. Però in realtà spesso non si parla di quelli che sono i problemi sistemici, che possono essere la mobilità, le infrastrutture o la mancanza di fare rete tra i territori. Al Sud facciamo troppo poco rete.
Nel corso della sua carriera ha lavorato sia per la carta stampata che per testate online. Le differenze tra le due realtà e come si influenzano?
Penso che la carta stampata sia l’artigianato del giornalismo, nel senso che si prova ancora una certa emozione a lavorare ad un articolo, ad un’inchiesta, come mi capitava ad esempio a “La Città” e poi poterla toccare con mano sulla carta. Tuttavia non credo che ci sia tanta differenza tra le diverse realtà del giornalismo. Conta farlo con qualità, farlo in maniera approfondita, con un certo rigore.