“Accogli nel tuo regno i nostri fratelli defunti e tutti i giusti che, in pace con te, hanno lasciato questo mondo; concedi anche a noi di ritrovarci insieme a godere per sempre della tua gloria, in Cristo, nostro Signore, per mezzo del quale tu, o Dio, doni al mondo ogni bene” (dalla liturgia).
Per esperienza personale, molti di noi sanno come è triste la prima domenica dopo che abbiamo perso persone care. Impallidisce il senso della festa, la Parola e i gesti hanno un altro significato, la memoria e il cuore corrono all’indietro e il presente si bagna di lacrime, con grossi punti interrogativi.
Ma, a ben vedere, è proprio in quel momento che noi comprendiamo e condividiamo lo stato d’animo dei discepoli di Emmaus che, tristi, si allontanano dal luogo della comunione. Sono tristi perché il Maestro è morto, e noi siamo tristi perché congiunti e amici sono morti.
La Chiesa, che è sempre Madre e Maestra, con la celebrazione della Messa domenicale, Pasqua della settimana, ci viene incontro, alimenta la fede, sostiene la speranza e nutre la carità. La Chiesa sa che cos’è la morte, perché è maestra di vita, e possiede le parole e i gesti adatti per farci passare dalla morte alla vita, adesso e dopo, qui e oltre.
Con la pedagogia della Messa domenicale e di ogni Messa, ci accoglie nella tristezza, ci aiuta a chiedere perdono, edotta dallo Spirito apre l’intelligenza alla comprensione delle Scritture, ci alimenta con il pane della vita e ci rimanda, risorti dentro, alle nostre occupazioni quotidiane, impegnati nella rielaborazione del lutto e nella ripresa della vita.
Da sempre la Chiesa ha celebrato la Santa Messa in suffragio dei defunti e non c’è una Messa dove non si ricordi coloro che ci hanno preceduto con il segno della fede e dormono il sonno della pace. In ogni Messa il Risorto è presente con Maria, i Santi e noi possiamo fare memoria dei nostri fratelli e sorelle defunti, nell’attesa speranzosa del ricongiungimento finale. Sì, avviene in ogni Messa, dove ogni assente è presente e la preghiera si fa lode, sacrificio e offerta, balsamo, fino a quando, asciugata ogni lacrima, ci ritroveremo insieme.
È la nostra fede, non la banalizziamo, ma coltiviamola per poter vivere meglio e in prospettiva dei cieli nuovi e della terra nuova.
Quando il dolore bussa alla porta, la sofferenza e la malattia si fanno compagne di strada, tanti che erano con noi si sono già avviati e sopraggiunge l’estate fredda dei morti (G. Pascoli, Novembre), è allora che la fede viene provata con oro nel crogiuolo e la Messa deve diventare sempre di più il luogo dove si asciugano le lacrime e si coltiva la speranza.