A conclusione di un percorso, che è stato un invito pressante a riscoprire la bellezza della Domenica, e quasi intercettando la preoccupazione di tanti parroci e operatori pastorali che non sanno come ripartire, vorrei congedarmi da voi su questo tema offrendo qualche suggerimento pastorale molto pratico, facendo della Domenica il cuore pulsante di ogni attività pastorale.
Ogni Avvento è nuovo inizio!
Sempre la pastorale ordinaria e spicciola, se non vuole scadere in semplice organizzazione, passatempo o intrattenimento, deve essere frutto di un robusto pensiero teologico e spirituale. Questo discorso vale anche per la comprensione del tema della Domenica e dell’Eucarestia, cuore della Domenica.
Sul tema della ripartenza a cominciare dalla Domenica, vorrei fare sintesi in dieci brevi proposte.
- Al primo posto deve esserci sempre la preghiera personale. A cominciare dal lunedì, possiamo chiedere a san Giuseppe, cui tutto è concesso (cfr Santa Teresa D’Avila), di intercedere presso Gesù, da lui custodito con cuore di Padre, di non farci mai mancare all’appuntamento domenicale con il Risorto; e farci custodire, con premura, il dono dell’Eucarestia domenicale.
- Se la famiglia è cristiana, educhi tutti i componenti al significato della festa domenicale, contagiando con il virus della fede e della partecipazione appassionata le altre famiglie, forse più tiepide e distanti. Non dimentichiamo che la Messa inizia in famiglia e termina in famiglia. È significativo tenere sempre insieme la mensa del pane eucaristico in Chiesa e la tavola del pane nostro a casa.
- I parroci scelgano operatori pastorali sensibili al tema della Domenica, che avranno il compito di predisporre l’assemblea a vivere con frutto la Messa comunitaria. Se ben scelti, a questi operatori – artigiani della festa domenicale – non mancherà la fantasia per far sì che la Messa ridiventi il centro della comunità, primo giorno pasquale.
Bisogna investire sulla formazione di queste persone, con sussidi e momenti adatti, educandoli al verso senso liturgico, catechistico e caritativo.
- È urgente curare il ministero della soglia e dell’accoglienza, in modo che chi arriva si senta atteso, accolto e accompagnato. Lo abbiamo fatto durante la pandemia per motivi sanitari, riscopriamone il senso profondo per motivi ecclesiali.
- Ripartire dalla Domenica vuol dire che la Messa domenicale viene prima e precede ogni incontro formativo. Invece di scervellarci sul come riprendere i nostri incontri, ricordiamoci che c’è un momento – la Domenica! – dove è il Risorto ad invitarci, aspettarci e a dettarci l’agenda dell’incontro.
La Celebrazione Eucaristica, ben preparata e animata, sarà per tutti il primo incontro di formazione, cui poi potranno seguirne altri in preparazione ai sacramenti o come approfondimento della vita cristiana, incontri formativi e performativi.
- Per le Messe di Prima Comunione, cresime, matrimoni, invece di moltiplicare gli incontri, invitiamoli a sedersi alla mensa la Domenica per avviare così, in stile mistagogico, la preparazione al senso dell’Eucarestia, senza confondere l’Eucarestia stessa con il momento formativo.
- Tutti i gruppi sono invitati a Messa la Domenica; ognuno con il proprio dono e il proprio carisma; tutti impegnati in un diverso momento della Celebrazione: accoglienza, lettori, cantori, ministranti, operatori vari, semplici uditori, per far gustare la bellezza della comunione plurale e missionaria. Non può essere questo il primo esercizio del Cammino Sinodale?
- E, terminata la Messa, cominciare a vivere il dono ricevuto: sul sagrato, negli ambienti parrocchiali, al bar, in casa di qualcuno, in un momento di festa, e sentire così il vero senso della festa che nasce dalla Pasqua, evitando il mordi e fuggi, o la partecipazione come una triste tassa da pagare.
Facciamoci accompagnare dal pane spezzato alla riconquista del dono delle relazioni, dello stare insieme, della vera comunità per annunciare il Risorto.
Confrontiamoci con tutta l’esperienza dei discepoli di Emmaus, come indicato anche nell’Esortazione Pastorale Frumento di Cristo, a conclusione della Santa Visita.
- Non sottovalutiamo l’abito della festa, che ci fa comprendere che la Domenica è un giorno speciale: giorno del Risorto e della Chiesa, giorno della Risurrezione settimanale, che richiede un habitus adeguato.
Non ricercati, ma né sciatti e trasandati, semplicemente eleganti, segno esterno di una riconciliazione interiore con noi, gli altri e il creato.
La liturgia stessa ci educa al bello anche attraverso i vari colori delle stagioni dell’Anno Liturgico.
- Non manchi, durante la Messa e dopo, l’attenzione alla carità verso le tante povertà, umane e spirituali, e adoperiamoci per fare dei poveri – e chi non lo è? – non solo i destinatari di un gesto caritatevole, ma sempre di più i soggetti di ogni azione pastorale, insieme a tutte le altre categorie.
Ogni Messa ridiventi profumo di fraternità, carità e gioia!
Così, concretamente, di Domenica in Domenica, innaffiamo il seme della fede, coniugando ascolto, silenzio, preghiera, offerta e permanente formazione cristiana. Vivendo in questo modo la Domenica, e a cominciare dalla Domenica, daremo forma nuova alla nostra vita e alla vita delle nostre comunità parrocchiali, familiari e associative, camminando insieme fino a quella Domenica quando il sole non tramonterà.
Certamente, non tutti riusciranno a dare subito una svolta eucaristica alla pastorale, ma è importante cominciare con piccoli segnali per indicare che si può fare anche diversamente e che lo Spirito è sempre all’opera nella sua Chiesa per indicare nuove piste di evangelizzazione.
Come ogni dono del Risorto, è una miniera la Domenica dalla quale si può attingere materiale di valore per impreziosire i giorni feriali.
Sì, di Domenica in Domenica, è necessario incontrarLo, incontrarCi, ascoltarLo, ascoltarCi, per non smarrire la nostra identità di apostoli-missionari.
Ricorda: Domenica a Messa! – dove e quando – Egli mette pace nei tuoi confini e ti sazia con fiore di frumento (Sal 147,3).