“…per la nostra gente il volto della Repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i giorni: l’ospedale, il municipio la scuola, il tribunale il museo”.
Vale la pena, mentre si infervora il confronto politico sul profilo del futuro presidente della Repubblica, riprendere “il discorso dei volti” che Sergio Mattarella ha tenuto il 3 febbraio 2015 giorno del suo insediamento.
Da quelle parole viene l’invito a cogliere l’essenziale del servizio che un Capo di Stato è chiamato a svolgere giorno per giorno. Un servizio affidato dalla Costituzione e che i cittadini sono chiamati a conoscere per poterlo condividere e sostenere nella costruzione del bene comune.
“Mi auguro – diceva Mattarella sette anni fa – che negli uffici pubblici e nelle istituzioni possano riflettersi, con fiducia i volti degli italiani: il volto spensierato dei bambini, quello curioso dei ragazzi. I volti preoccupati degli anziani, soli e in difficoltà, il volto di chi soffre, dei malati e delle loro famiglie che portano sulle spalle carichi pesanti. Il volto dei giovani che cercano lavoro e quelli di chi il lavoro lo ha perduto”.
Il presidente richiamava anche i volti degli imprenditori, dei volontari, di quanti lottano per la giustizia e la legalità, delle donne e così concludeva: “Questi volti e queste storie raccontano di un popolo che vogliamo sempre più libero, sicuro e solidale”.
Citare parole pronunciate all’inizio del mandato, collocarle nel contesto attuale, riflettere sul loro significato è un esercizio che coniuga la memoria con il futuro e consente inoltre di “affrescare” il volto del prossimo presidente della Repubblica: un volto che non può venire da una mediocrità di pensiero e da calcoli che poco o nulla hanno a che fare con le attese di un popolo.
Sergio Mattarella lascia il suo servizio, ne ha spiegato le motivazioni che trovano fondamento nella Costituzione e nella sua statura morale.
Non è ancora dato di sapere se questa sarà la scelta definitiva ma è certo che sarà una scelta all’altezza del suo percorso culturale e istituzionale.
Rimarrà in ogni caso il suo magistero che è stato ed è intriso di valori, di ideali, di grandi visioni: un patrimonio di umanità che il presidente, dopo averle ascoltate, ha tramesso alle giovani generazioni. Ha tra l’altro lanciato un monito a chi traduce solo in numeri, percentuali, grafici le sofferenze, le fatiche, le speranze delle persone e delle comunità. I giovani lo hanno capito e hanno condiviso il richiamo alla responsabilità e all’unità.
Dal 3 febbraio 2015 “il discorso dei volti” è diventato storia, è un’eredità che il popolo italiano riceve a poche settimane dall’inizio dell’elezione del presidente della Repubblica.
Paolo Bustaffa