«Volere più bene alla propria Chiesa e al proprio territorio», è l’esortazione che il Vescovo ha rivolto ai sacerdoti e ai laici impegnati nei servizi di Curia, nella guida e nelle equipe degli uffici diocesani. L’occasione è stata data dall’incontro con la Curia inserito nell’ambito del Cammino sinodale.
Partendo da una riflessione di san Paolo VI, mons. Giuseppe Giudice ha evidenziato un rischio molto presente, quello di scindere Cristo e la Chiesa. «Cristo sì, la Chiesa no. Non ci può essere evangelizzazione senza la Chiesa o addirittura contro. Come Chiesa, insieme, dobbiamo evangelizzare. Ognuno nella Chiesa ha un compito, chi poi è stato chiamato a servire la Chiesa deve amarla doppiamente», ha detto ai presenti nel salone della parrocchia di San Michele Arcangelo in Nocera Superiore.
Una nuova metodologia
Ha chiesto di riscoprire la «gioia» dell’essere cristiani, per «riprendere un cammino che deve andare alla profondità». E ha dato un’altra indicazione di cammino: «Insieme, per camminare come Chiesa». Ci sono «tanti uffici, ma c’è bisogno di una metodologia di sintesi», che tenga «al centro la persona, perché si possa crescere in armonia».
«Abbiamo diversi uffici – ha detto il Pastore della Chiesa nocerino-sarnese –, ma a volte facciamo fatica a metterci insieme. Ci vuole armonia». L’esempio è «la famiglia, che può essere icona del nostro stile». E nel cammino occorre «trovare sinergie, senza confondere o annullare le diversità». Si vada oltre i «compartimenti stagni», altrimenti «non si cresce né nella vita, né nella famiglia, né nella Chiesa».
Stima reciproca
«Insieme per camminare chiede una stima, se non ci aiutiamo in una corresponsabilità non andiamo avanti. dobbiamo essere consapevoli che il mandato che ho ricevuto io, lo ha ricevuto pure l’altro», ha ricordato il Vescovo.
«In un mondo lacerato non possiamo essere lacerati, in un mondo diviso non possiamo essere divisi. Attenzione, poi, a non respirare le polveri sottili del mondo. Ci omologhiamo ad altro invece che al Vangelo», la riflessione di mons. Giudice.
Osare
«Dobbiamo osare un poco. Il vescovo dà un orientamento, ma poi va tradotto. Osare in sobrietà e responsabilità. Osare e non aspettare. Lavorare in equipe». Un camminare insieme «tra laici e clero». Riconoscendo «la soggettività del clero, la soggettività dei laici, insieme».
Un percorso che tenga conto anche di una «economia solidale, senza spreco e in comunione», soprattutto «senza pensare che le cose scendano dal cielo».
«Il Vescovo e la Curia – ha richiamato mons. Giudice – vanno insieme. Chi lavora in Curia è voce della Chiesa. Queste sono scelte ecclesiali che danno testimonianza».
Dalle parrocchie frutti maturi
L’incontro si è concluso con l’intervento dei referenti diocesani per il Cammino sinodale, Giovanna Civale e don Fabio Senatore.
«Stiamo facendo esperienza di grande vitalità – ha detto Civale –. Questo cammino ci dice: non perdiamoci di vista». Dagli incontri con le realtà parrocchiali è «emerso uno stile che non dobbiamo perdere, dovremmo mantenerlo perché ci aiuterà nel lavoro che richiede la nostra Chiesa».
Come migliorare e imparare a stimarci? «Quello che sta avvenendo nelle parrocchie – ha rilanciato Giovanna Civale – può insegnarci ad imparare modalità nuove per il lavoro in Curia. Avviare riflessione che può produrre frutti convincenti per il futuro».
Don Fabio Senatore ha ricordato: «Lo scopo del Sinodo non è un nuovo documento, ma imparare uno stile nuovo. Dalle esperienze delle parrocchie già emerge. C’è uno scambio di materiali e informazioni. Una rete che non è sempre facile vedere tra le nostre comunità. Questo è un primo seme di conversione sinodale».