I docenti nell’era Covid

Abbiamo raccolto diverse esperienze di insegnanti che ci hanno raccontato come stanno affrontando la quarta ondata del Covid-19, alle prese con nuove regole e protocolli
La Casa dei Puffi di Angri

Insegnare al tempo della pandemia non è affatto una missione semplice. La quarta ondata del Covid-19 ha portato con sé una serie di chiusure, riaperture, ordinanze emanate e poi bocciate, nuove regole e protocolli da applicare, generando inevitabilmente incertezza, smarrimento e, sostanzialmente, caos per l’intero comparto scolastico. Un’ondata che ha colpito come non mai soprattutto i bambini e i ragazzi, gran parte dei quali ancora non gode della copertura vaccinale.

«Nelle precedenti ondate della pandemia abbiamo sempre avuto a che fare con un’unica modalità di lezione: gli alunni erano tutti in DAD o tutti a scuola. I nuovi protocolli ci hanno imposto situazioni ben diverse» ci ha riferito Teresa Catania, docente di Inglese alla Scuola Media Galvani – Opromolla di Angri. «Con la continua evoluzione dei contagi, classi che frequentavano in presenza si sono ritrovate nel giro di poche ore a dover restare a casa, oppure, all’interno di una stessa classe, alcuni alunni hanno potuto continuare a frequentare l’istituto, mentre altri hanno dovuto partecipare alle lezioni da casa. Ma, per un insegnante, seguire contemporaneamente ragazzi in classe e ragazzi dietro ad uno schermo è molto faticoso. E non sappiamo neanche se questa metodologia darà frutto» è la preoccupazione.

Giovanna Francavilla attualmente insegna Musica presso la Scuola Media Maiuri di Pompei, ma negli ultimi tempi ha girato diverse scuole dell’Agro: «La ripresa delle lezioni a gennaio non è stata una sfida facile, ma ormai, con l’esperienza accumulata in due anni di pandemia, ogni docente si è organizzato per affrontare al meglio le varie situazioni. Già prima della pandemia era in atto un processo di digitalizzazione della scuola italiana; la pandemia ha accelerato questo percorso». Una disciplina, la Musica, che ha particolarmente sofferto e tuttora soffre i disagi della didattica a distanza: «Seguire i ragazzi nell’apprendimento del pianoforte, del flauto o del sax stando collegati attraverso un computer è alquanto difficile. Nonostante ciascun docente si sia munito dei dispositivi più efficaci per migliorare la connessione e la ricezione del suono, sussistono degli inconvenienti tecnici che penalizzano fortemente le lezioni».

«Nei primi giorni dopo le festività natalizie – ci ha detto invece Antonella Scognamiglio, insegnante della scuola primaria al Terzo Circolo Didattico di Angri – abbiamo riscontrato, come si poteva immaginare, moltissime assenze fra gli alunni. In alcune classi erano presenti soltanto 6 bambini su 23» ci ha confidato. «Con il passare delle settimane gli alunni sono gradualmente ritornati a scuola, ma la situazione è ancora altalenante e i docenti sono tutti in allerta. Le famiglie hanno bisogno di essere rassicurate; tra i bambini e i genitori c’è voglia di scuola in presenza».

Insegna alla scuola primaria, ma al Quarto Istituto Comprensivo di Nocera Inferiore, Antonella Citarella: «Di colpo ci siamo ritrovati a dover riorganizzare una didattica a distanza che pensavamo di esserci lasciati ormai alle spalle. Ancora una volta abbiamo dovuto rimodulare e riconvertire la tradizionale lezione frontale. In questo senso il Covid-19 è una linea di demarcazione tra un prima e un dopo: non c’è insegnante che non si sia messo in gioco». Immaginabili le difficoltà delle famiglie: «Gran parte dei genitori non ha accolto favorevolmente le nuove chiusure. I disagi della DAD sono notevoli: alcune famiglie si sono dovute affidare ai nonni, altre addirittura ai vicini di casa, qualcuno ha dovuto utilizzare un congedo parentale».

Al Terzo Istituto Comprensivo di Nocera Inferiore insegna invece Elvira Viviano: «La DAD non è scuola; semmai è la morte della scuola. I bambini non hanno quasi più il ricordo della scuola in presenza. A loro manca tutto: gli abbracci, i giochi fatti insieme, l’ora della merenda. La DAD ha fatto perdere certezze ai bambini, li ha resi meno autonomi e più dipendenti dai loro genitori. E, purtroppo, da parte delle famiglie non sempre c’è la collaborazione che ci si aspetterebbe».

Coloro che non possono beneficiare della protezione fornita dal vaccino sono i bambini di età inferiore ai cinque anni: per loro, prudenza e cautela raddoppiano.

Lo sa bene Raffaella Ruotolo, che si prende cura dei piccoli che frequentano l’asilo La Casa dei Puffi di Angri: «Durante le feste natalizie il virus ha toccato un po’ tutti, bambini e maestre. Molti bambini hanno dovuto ripetere i tamponi più volte. All’asilo abbiamo a che fare con i bambini più piccoli che non portano la mascherina, dunque ogni giorno per noi il rischio è maggiore. A gennaio abbiamo riscontrato un drastico calo della frequenza dei bambini, dovuto sia ai contagi che al terrore che spesso è stato diffuso; con una media di 45 bambini iscritti ci siamo trovati a dover lavorare con una ventina di bambini».

Come si temeva, la pandemia è destinata purtroppo a lasciare il segno.

Ce lo conferma Marica Caso, che ogni giorno è a contatto con gli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore Cuomo – Milone di Nocera Inferiore, dove insegna Economia: «I ragazzi sono come spaesati, incerti di ogni cosa, e quelli che già normalmente non si impegnano granché adesso si nascondono dietro questa confusione. Gli studenti sono molto cambiati, sono provati; alcuni ne usciranno migliori, più forti; altri invece più indeboliti nelle loro fragilità, che pure non mancano a causa di situazioni familiari complesse e contesti culturali non ottimali».

Antonio Pontecorvo

Total
0
Shares
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Related Posts