I passi sinodali, in comunione, partecipazione, missione, non possono mettere da parte i passi stanchi del cammino di tante persone. Il salmista, in questo canto di fiducia, esprime la confidenza dell’uomo che, accerchiato da tanti parti, sa di poter confidare solo sul suo Signore.
I passi del mio vagare tu li hai contati,
nel tuo otre raccogli le mie lacrime:
non sono forse scritte nel tuo libro? (Sal 56,9)
Che consolazione sapere che il Signore conta i passi della fatica, raccoglie le lacrime e con esse scrive nel libro della vita. Nel tempo quaresimale, adatto per curare l’anima, è consolante riprendere queste immagini e queste azioni di Dio che conta, raccoglie e scrive, e lo fa per ogni uomo.
Facciamo un po’ di silenzio e, per meglio camminare insieme, ascoltiamo anche noi i passi vaganti di tante persone. Spesso sono passi silenziosi, che non fanno rumore, di uomini e donne disperati, stanchi anche di combattere.
Sono i passi di tanti sofferenti cronici, che non hanno una mano che li sostiene. Sono i passi dei disoccupati storici, che tirano a campare giorno dopo giorno. Sono i passi di tanti anziani soli e abbandonati, o affidati solamente a mani estranee, persone che aspettano una visita. Sono i passi di tante vedove bianche che, pur avendo un marito, non lo vedono mai.
Sono i passi di bambini sfruttati, violentati e usati come oggetto. Sono i passi di tante donne non rispettate nella loro dignità. Sono i passi degli invisibili, che si nascondono nei cartoni ai crocicchi della nostra civiltà. Sono i passi di chi, seduto ai bordi della strada, attende un invito e una mano amica.
Sono i passi di chi ha smarrito la fede, di chi ha seppellito la speranza, di chi confonde la carità con un piccolo gesto di elemosina. Sono i passi di tanti giovani, smarriti nei vicoli del niente.
Sono i passi della Chiesa che, sempre e nuovamente, deve ritornare alla scuola del Vangelo per intercettare i passi di tanti bisognosi e indirizzarli sui passi del Risorto.