Il mese di maggio è tradizionalmente dedicato alla devozione verso la Madre di Dio. Sappiamo bene come la Marialis Cultus di san Paolo VI ha spalmato, per così dire, il culto della Vergine in tutto l’anno liturgico.
Ma in tutti noi il mese di maggio rimane legato fortemente alla figura di Maria.
Com’è bello, mentre esplode la primavera, fare un giro per le nostre contrade e soffermarsi accanto alle tante edicole votive dedicate alla Madonna, che testimoniano la fede sincera e la devozione della nostra gente. E come è bello leggere le varie iscrizioni, retaggio di una fede semplice e sostanziosa, che ha nutrito ed accompagnato il cammino del nostro popolo.
Tra le tante iscrizioni, una mi ritorna alla mente sempre con grande simpatia. Recita così: «Tibi non sit grave dicere: Mater Ave!». Traduzione semplice: A te che passi e ti fermi non ti sia gravoso recitare un’Ave Maria.
Così, lungo il cammino della vita e delle giornate, la gente era educata e invitata a sostare e a pregare per dare senso alle opere e ai giorni.
Il Concilio ci ricorda che “Così anche la beata Vergine avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette (cfr. Gv 19,25), soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al suo sacrifico, amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da lei generata; e finalmente dallo stesso Gesù morente in croce fu data quale madre al discepolo con queste parole: Donna, ecco tuo figlio” (LG 58).
Sì, la marcia della fede Maria l’ha compiuta tutta a piedi e rimanendo in piedi, specialmente sotto la Croce.
Per essere veri devoti della Madonna, la Madre di Dio e della Chiesa, dovremmo imparare di più dal suo peregrinare, dal suo cammino, dalla sua capacità di rimanere unita al Figlio sempre; e dalle sue soste, sostegni necessari per un cammino che va sempre più in profondità.
Per essere veri credenti, non basta solo camminare con Maria, ma è necessario camminare come Maria, avendo come colonna sonora del nostro andare le parole e il ritmo del Magnificat.
Solo così, il nostro cammino sinodale, intercettando i passi della fede, della speranza e della carità, non rischia di diventare uno slogan tra i tanti, o un vecchio ritornello che nessuno canta più.
Ci sovviene un’altra breve iscrizione delle edicole mariane, disseminate lungo i sentieri della nostra vita: Accanto a Gesù, io voglio stare di più. Insieme a Maria, fammi trovare la via.