Papa Francesco ha proclamato ieri in Piazza San Pietro dieci nuovi santi. Cinque di loro sono italiani: Luigi Maria Palazzolo, sacerdote, fondatore dell’Istituto delle Suore delle Poverelle-Istituto Palazzolo; Giustino Maria Russolillo, sacerdote, fondatore della Società delle Divine Vocazioni e della Congregazione delle Suore delle Divine Vocazioni; Maria Francesca di Gesù Rubatto, fondatrice della Suore Terziarie Cappuccine di Loano; Maria Domenica Mantovani, cofondatrice e prima superiora generale dell’Istituto delle Piccole Suore della Sacra Famiglia; Maria Gesù Santocanale, fondatrice delle Suore Cappuccine dell’Immacolata di Lourdes.
Altri cinque, invece, sono di nazionalità estera. Tre francesi, un olandese e un indiano. Sono Titus Brandsma, Lazzaro Devasahayam Pillai, Ce’sar de Bus, Marie Rivier e Charles de Foucauld.
“La santità non è fatta di pochi gesti eroici, ma di tanto amore quotidiano – ha ricordato papa Francesco nell’omelia della messa di canonizzazione – I nostri compagni di viaggio, oggi canonizzati hanno vissuto così la santità: abbracciando con entusiasmo la loro vocazione – di sacerdote, alcuni, di consacrata, altre, di laico – si sono spesi per il Vangelo, hanno scoperto una gioia che non ha paragoni e sono diventati riflessi luminosi del Signore nella storia. Questo è un santo o una santa: un riflesso luminoso del Signore nella storia”.
Tra i nuovi Santi anche don Giustino Russolillo.
Il sacerdote di Pianura ha fondato la famiglia dei Vocazionisti. La sua opera è legata alla Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno per la presenza di due case di suore a San Marzano sul Sarno e a San Valentino Torio.
Il sacerdote nato a Pianura il 18 gennaio 1891 consacrò la sua vita al sostegno del ministero sacerdotale e alla santificazione universale. In prima persona sperimentò le difficoltà a cui può andare incontro un giovane che desideri diventare prete. È per questo che promise al Signore, nel giorno della sua ordinazione presbiterale, il 20 ottobre 1913, che avrebbe speso la sua vita per quanti, senza mezzi, volessero consacrarsi a Dio.
Il 18 ottobre 1920 diede vita ai Padri vocazionisti e un anno dopo, il 2 ottobre 1921, iniziò l’esperienza delle Suore vocazioniste; dopo la morte nacque l’Istituto secolare delle Apostole Vocazioniste della Santificazione Universale. Un esempio di santità sacerdotale e ministeriale, è stato parroco di San Giorgio Martire in Pianura dal 20 settembre 1920 fino al giorno della sua morte.
Tito Brandsma, il religioso carmelitano fu ucciso nel 1942 nel campo di concentramento di Dachau
Il frate olandese fu tra i primi a comprendere l’abisso verso cui l’ideologia nazionalsocialista stava spingendo l’Europa intera. Giornalista, professore di Filosofia e Misticismo, nonché rettore dell’Università cattolica di Nimega, Brandsma fu tra i primi in Olanda a prendere posizione contro il trattamento messo in atto in Germania con gli ebrei. Era il 1935.
Il secondo conflitto mondiale era ancora lontano. Padre Tito incarnava alla perfezione un altro spirito troppo spesso riconosciuto solo a figure lontane nel tempo, quello profetico. Anche negli anni successivi non esitò a ribadire la non negoziabilità dei valori cristiani rispetto alla politica condotta da Hitler. Fu questo rigore, come giornalista e assistente ecclesiastico dei giornalisti cattolici olandesi, a condurlo all’arresto da parte della Gestapo.
Nei campi di Kleve e di Dachau non perse il suo slancio umanitario e la sua fede incrollabile, come testimonieranno alcuni compagni di detenzione sopravvissuti ai lager. E come testimonierà soprattutto l’infermiera che il 26 luglio 1942 gli praticò l’iniezione letale: i modi e le parole di quell’anziano sacerdote la turbarono al punto che rimise in discussione la sua vita e riabbracciò la fede cristiana che da ragazza aveva abbandonato ottenebrata dall’ideale nazionalsocialista. Andò incontro alla morte pregando per i suoi carnefici.
Beato dal 1985, il miracolo per la sua canonizzazione riguarda la guarigione da un grave tumore di un padre carmelitano a Palm Beach, negli Stati Uniti, nel 2004.