Zora: la cultura motore del sociale

Un progetto nato durante la pausa forzata del lockdown inseguendo il sogno di una “città per gli invisibili”. Ce lo racconta l’editore Francesco D’Amato, vice presidente di Aequora Sarni.

Può un progetto racchiudere libri, arte e inclusione sociale? La cooperativa sociale Aequora Sarni ci ha creduto e ha da poco inaugurato Zora, centro di cultura e inclusione sociale in via Chiesa Madre a Scafati. Al suo interno trova spazio anche la redazione della D’Amato editore. A raccontarci questo sogno sbocciato durante il lockdown è Francesco D’Amato, vice presidente di Aequora Sarni ed editore della casa editrice Francesco D’Amato editore.

Zora – gli esterni della struttura in via Chiesa Madre a Scafati

Come nasce Zora e perché “città degli invisibili”?

«Insieme a Chiara Falcone e a mio nipote Francesco abbiamo partecipato al bando Cultura Crea promosso dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo e gestito da Invitalia. Dopo il primo progetto che riguardava la Certosa di Padula e la realizzazione dei cahiers de voyage, abbiamo deciso di partecipare anche ad un’altra sezione del bando, legata a progetti no-profit. Abbiamo quindi pensato di sposare la divulgazione culturale con l’inclusione sociale, per dare voce e uno spazio sicuro agli invisibili, ai ragazzi con disturbi dello spettro autistico che spesso hanno difficoltà a stabilire relazioni sociali, ma anche figli di immigrati, o giovani con culture e lingue diverse che faticano ad integrarsi. I libri sono inclusione». 

Per inseguire quel sogno Chiara, Francesco e suo nipote Francesco hanno dovuto fare delle scelte. Una di queste è stata individuare una nuova sede per rientrare nei territori indicati dall’attrattore, il Parco Archeologico di Ercolano. La scelta cade su Scafati.

«La sede originaria della casa editrice è Sant’Egidio del Monte Albino, ma individuare una sede unica, Zora appunto, per la cooperativa, la D’Amato editore e la base di partenza del progetto ci è sembrata non solo un’esigenza, ma anche un’occasione. Per far respirare il progetto e proiettarlo fuori regione. Ma la nostra idea, innanzitutto è essere itineranti. Arrivare dove serve e dare la possibilità ai nostri ragazzi di aprirsi agli altri». 

Per questo un “Circo dei libri”?

«Sarà un progetto di editoria itinerante, un enorme carrello che girerà per le scuole del territorio, primarie e secondarie inferiori, utilizzando un laboratorio tipografico mobile in grado di realizzare ovunque un libro, anche in braille. Animatori del laboratorio saranno i “nostri” ragazzi”, con la supervisione di personale specializzato. Abbiamo chiesto anche la consulenza e l’appoggio del dott. Giulio Corrivetti, direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl Salerno». 

In questo numero parliamo di lavoro. La sua è una storia positiva. Cosa dà senso al suo lavoro di editore?

«Ognuno di noi deve fare quello che lo rende felice. Io amo i libri e questo lavoro mi rende felice. Seguire un autore, leggere una recensione positiva ad un nostro libro, incontrare i nostri lettori agli eventi, valutare le nuove proposte che ci arrivano.  Auguro a tutti la stessa gioia nel fare il proprio lavoro».

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