Nella serata di domenica 15 maggio il convento di Sant’Andrea a Nocera Inferiore ha ospitato un concerto di beneficenza promosso dall’associazione Sant’Andrea… Laudato sii.
Ad allietare la serata le dolci note della corale Maryncanto, un gruppo nato otto anni fa dalla fusione di due corali, in seguito alla morte della sorella di una delle componenti del gruppo.
Da allora le dieci ragazze di Maryncanto, insieme ai due giovani pianisti, sono impegnate nell’animazione liturgica di matrimoni e celebrazioni varie, ma anche in eventi musicali a scopo benefico.
Nell’introdurre la serata Maria Pia Attianese, presidente dell’associazione Sant’Andrea… Laudato sii ha illustrato gli scopi dell’iniziativa.
La comunità dei Frati Minori Cappuccini rischia di essere in breve tempo ritirata dal convento di Sant’Andrea, «ma noi lotteremo affinché ciò non avvenga: i frati sono ormai un vero punto di riferimento per la città» ha detto la presidente, che ha poi ringraziato il gruppo Maryncanto per la generosa disponibilità e, singolarmente, i frati per l’accoglienza e il lavoro quotidiano.
Negli ultimi mesi l’associazione è impegnata, inoltre, nel sostegno alla popolazione ucraina, in stretta collaborazione con le parrocchie nocerine di San Bartolomeo e di Maria Immacolata, oltre che con l’Istituto Alberghiero “Domenico Rea”.
Il concerto, dal titolo “Chiamati per nome”, è stato un ideale viaggio nell’interiorità di ognuno alla scoperta della propria personale chiamata al servizio nella Chiesa e nella società.
«A chi possiamo guardare se non a Maria, lei che è stata chiamata per nome dall’angelo e ha risposto sì al progetto di Dio? A lei, nostra intermediaria, chiediamo il dono della pace: pace nel mondo e la pace del cuore» è stato detto nel corso della serata.
Per Maryncanto questo concerto è stata un’occasione di ripartenza. «Siamo felici – ha dichiarato alla fine Marica Caso, che coordina il gruppo – di aver potuto ricominciare proprio da qui. Sono stati due anni pesanti. Inizialmente abbiamo provato a cantare online, ma non è stata la stessa cosa. Adesso speriamo di non fermarci più».
Antonio Pontecorvo