Ridare dignità al lavoro

Come declinare il tema del lavoro in uno scenario incerto, che conta tante, troppe morti? Non numeri ma vite strappate, sacrificate sull’altare del profitto. Ne abbiamo parlato con Gerardo Ceres, segretario generale della Cisl Salerno, e Gianluca Mastrovito, presidente provinciale delle Acli di Salerno

Di lavoro e sul lavoro si continua a morire. Ogni incidente sul lavoro è una sconfitta. Per noi, per la società che abbiamo costruito. Nord, Centro, Sud. In Italia la strage invisibile non conosce soste né sconti territoriali. Si muore ovunque, si muore troppo.

Solo tra gennaio e marzo del 2022 sono state 189 le morti bianche, un aumento del 2,2% rispetto allo stesso periodo nel 2021, come emerge dai numeri riportati dall’Inail.

I dati mostrano che sono cresciute le morti di lavoratrici, passate da 14 a 24, mentre le denunce di incidenti mortali che hanno per vittime uomini sono scese da 171 a 165. Il trimestre, inoltre, mostra un incremento tragico dei decessi da fine febbraio a fine marzo, pari al 66% (75 morti in più). Anche le denunce di infortuni sono cresciute, del 50,9%: nel primo trimestre del 2022 sono state 194.106.

Ma alle cifre ufficiali, purtroppo, occorre sommare le morti celate nelle pieghe del lavoro in nero. Il lavoro sommerso non ha registri. 

Di questo passo anche nel 2022 si registreranno più di mille morti sul lavoro. Come fermare la strage quotidiana? «Non bisogna mai abbassare la guardia – dice Gerardo Ceres, segretario generale della Cisl Salerno –. Serve investire di più in formazione e utilizzare gli strumenti per intervenire con controlli seri, non episodici, sui cantieri e nelle aziende, soprattutto in settori come l’edilizia, i trasporti, la portualità, dove i rischi, per forza di cose, sono maggiori. Ma maggiori controlli richiedono più personale ispettivo. L’Ispettorato Nazionale del Lavoro si sta ripopolando. C’è da vedere come saranno distribuiti tra gli uffici territoriali». 

E sarà proprio l’Ispettorato Nazionale del Lavoro a gestire i dati che confluiranno nel Portale unico del contrasto al lavoro sommerso annunciato dal governo lo scorso 13 aprile. Il portale accentrerà in un’unica banca dati i risultati delle attività di vigilanza in materia di lavoro sommerso esercitate dai diversi organi ispettivi. «Il governo propone gli strumenti, adesso bisogna metterli in pratica, adattarli alle realtà dei territori – spiega Ceres –. Serve innanzitutto un cambio di passo per riportare il lavoratore, la persona umana, al centro del dibattito pubblico. Ridargli dignità, valore». 

Pace, lavoro e dignità. Sono i principi essenziali proposti dalle Acli (Associazioni cristiane lavoratori italiani) per declinare il tema del lavoro in uno scenario incerto, stretto tra pandemia e il conflitto in Ucraina.

«Non possiamo immaginarci più come un paese isolato – commenta Gianluca Mastrovito, presidente provinciale del patronato Acli Salerno. – Lo abbiamo visto con la pandemia e lo vediamo ora con il conflitto ucraino alle porte. È necessario cambiare il modello di crescita e di sviluppo che ha creato nuove disuguaglianze, tanta povertà e disparità sociali tra le persone. Dobbiamo rimettere al centro la dignità, la stabilità, la sicurezza del lavoro, il valore dell’umano. Il lavoro per l’uomo e non l’uomo per il lavoro è la lezione importante che ci ha lasciato san Giovanni Paolo II.  La fotografia che vediamo oggi sui nostri territori è evidente, una povertà non solo economica, ma di educazione, cultura, opportunità, solitudini, emarginazione. Abbiamo dato per scontato valori acquisiti, come la democrazia, la libertà. Dobbiamo tornare a dargli il giusto significato e ridare dignità al lavoro, ormai culturalmente sbiadito». 

Precario, a scadenza, svalutato, poco sicuro. Gli aggettivi più utilizzati per definire il mondo del lavoro oggi sono lontani dagli standard sperati. Si ha quasi paura di chiedere ai nostri ragazzi che cosa vorranno fare da grandi, perché non siamo sicuri di potergli offrire quel sogno. 

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