Piano Scuola Estate: un’estate ben spesa

Nel Piano Scuola Estate ci sono proposte per i più piccoli, ma anche soluzioni adatte ai più “grandicelli”.

Il tempo estivo può offrire occasioni educative preziose e per questo motivo non va lasciato scorrere troppo distrattamente.

I ragazzi arrivano a giugno col fiato tirato, alle spalle ci sono settimane di alzatacce, di corse al mattino e di pomeriggi di compiti e impegni serrati. L’idea di fermarsi dà sollievo, ma il rischio è quello di adagiarsi troppo. L’estate deve poter lasciare spazio senza dubbio al relax, allo svago, ma sarebbe controproducente rinunciare del tutto alla progettualità. In effetti, le opportunità possono essere molteplici, basta saperle cogliere.

Fino a una certa età, con la fine delle lezioni scolastiche, ad assolvere al compito di organizzare in maniera strutturata le giornate estive sono prevalentemente i centri ricreativi, disseminati in tutti i quartieri delle città e ottima risorsa soprattutto per i genitori lavoratori.

Oltre la soglia dei tredici anni, però iniziano nei giovanissimi a manifestarsi delle resistenze. L’idea del centro estivo va stretta ai teenager che, o coraggiosamente indossano la maglia dello “staff” passando dalla parte degli aspiranti “educatori”, oppure disertano quei luoghi e si danno al “pascolo brado”, generalmente in solitudine e al riparo delle mura domestiche.

Da un paio d’anni però, dopo l’emergenza sanitaria, anche la scuola ha potenziato la sua offerta formativa, ponendo in essere progetti laboratoriali o di recupero/potenziamento all’interno del Piano Scuola Estate, finanziato dal Ministero dell’Istruzione. L’esperienza è partita con discreto successo nel 2021 e quest’anno si replica.

I finanziamenti previsti ammontano a oltre 300 milioni.

Nel Piano Scuola Estate ci sono proposte per i più piccoli, ma anche soluzioni adatte ai più “grandicelli”. Rispetto ai classici centri estivi la formula è “meno ricreativa” e più formativa. L’idea di maturare competenze spendibili per l’anno scolastico successivo, magari anche sotto forma di “crediti”, e di ritrovare i compagni di classe può certamente rendere più appetibile l’esperienza.

Nella prima fase dell’estate si mira al recupero e al potenziamento delle competenze disciplinari e relazionali dei ragazzi. Le risorse sono stanziate anche per poter avviare iniziative tese a migliorare l’accoglienza, l’inserimento e l’alfabetizzazione linguistica degli alunni provenienti da contesti migratori, in particolare dall’Ucraina. Successivamente dovrebbe aprirsi una seconda fase più orientata all’apprendimento sperimentale “outdoor”. Una “scuola all’aperto” da organizzare in spazi disponibili nella comunità territoriale. In questa seconda fase l’aspetto da fortificare è quello della socialità e della relazione, fortemente penalizzate nei mesi del lockdown. Infine, andando verso la ripresa di settembre, le scuole dovrebbero organizzare corsi propedeutici al nuovo anno scolastico.

Questa l’ossatura generale del progetto che, operando le giuste sinergie, può collegarsi anche alle strutture presenti nel territorio.

I temi potrebbero andare ben al di là dell’approfondimento delle diverse discipline. Il sostegno alla relazionalità, infatti, potrebbe essere efficacemente declinato anche attraverso la prevenzione e il contrasto al bullismo e al cyberbullismo. L’estate può essere un tempo privilegiato per mettere in atto strategie educative volte a impostare corrette relazioni fra pari e a formare i giovani al disconoscimento di ogni forma di violenza. Senza parlare, poi, del vuoto che potrebbe essere colmato con interventi formativi dedicati all’utilizzo consapevole della tecnologia e dei social network.

Le immagini della guerra in Ucraina ci sollecitano, inoltre, a incentivare l’educazione alla pace, anche attraverso laboratori di educazione all’emotività e di gestione non violenta dei conflitti, aumento della fiducia reciproca, miglioramento della capacità di collaborazione con i propri pari.

E poi… Esiste un momento migliore dell’estate per parlare di ambiente?

I nodi del momento sono siccità e inquinamento. Fortemente consigliati, quindi, i percorsi di educazione ai temi ecologici, connessi al risparmio energetico e all’assunzione di responsabilità nei confronti del proprio ambiente. I giardini e i parchi metropolitani, le spiagge, i greti dei fiumi possono diventare aule a cielo aperto.

Insomma, i fondi ci sono, le idee pure: non resta che attivarsi.

Silvia Rossetti

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