Lo sguardo di chi sa tutto, la bacchetta che si muove sulla cartina a indicare spostamenti di truppe e possibili sviluppi, il contegno ieratico del profeta che anticipa scenari. Nella guerra in Ucraina, così come d’altra parte nel caos della pandemia, sono scesi in campo i possessori di certezze assolute, valide almeno finché la prova dei fatti non dimostri il contrario (e forse nemmeno allora).
Dov’è finito il valore del dubbio, che smonta altarini di carta e propizia l’ascolto degli altri? Il dubbio fa scendere dai piedistalli dei superuomini e ci obbliga a cercare la verità e le soluzioni, non fa sentire “arrivati”. È presupposto del dialogo. Una qualsiasi idea sulle dinamiche di una guerra può davvero essere fondata solo sulla razionalità quando, già di per sé, un conflitto è irrazionale e imprevedibile?
L’unico obiettivo sul quale non possono esserci dubbi è la pace. Non ci sono altre vie per un uomo che non sia pazzo e autolesionista. Ma come raggiungere la pace? Nella riflessione il dubbio aiuta non poco, così come il dialogo con gli altri. Insomma, assunta la premessa – vogliamo la pace! – occorre confrontarsi per trovare soluzioni. Ma il dubbio è buon compagno di vita, in ogni circostanza, sempre.
Il 23 novembre 2016, durante l’udienza generale, papa Francesco parlò del dubbio anche in relazione alla fede. «Penso – disse in quell’occasione – che qualcuno potrebbe chiedermi: “Padre, ma io ho tanti dubbi sulla fede, cosa devo fare? Lei non ha mai dei dubbi?”. Ne ho tanti… Certo che in alcuni momenti a tutti vengono i dubbi! I dubbi che toccano la fede, in senso positivo, sono un segno che vogliamo conoscere meglio e più a fondo Dio, Gesù, e il mistero del suo amore verso di noi. “Ma, io ho questo dubbio: cerco, studio, vedo o chiedo consiglio su come fare”. Questi sono dubbi che fanno crescere!».
Luciano De Crescenzo, che al dubbio dedicò un libro, diceva in “Così parlò Bellavista”: «Il bene è il dubbio! Quando voi incontrate una persona che ha dei dubbi state tranquilli, vuol dire che è una brava persona, vuol dire che è democratico, che è tollerante». Invece si deve avere seria paura verso chi non ha mai dubbi, ma solo certezze.
È vero che la fede è certezza, ma una certezza continuamente messa alla prova che non si scandalizza se un altro ne è privo. Un po’ come quando un bambino si sveglia nel buio della notte e cerca la mano della mamma o del papà. E la trova. Così è la fede. È un continuo cercare la mano di Dio, un continuo chiedergli: «Ci sei?». Ma senza il dubbio nemmeno cerchiamo quella mano. A proposito, gli eletti alle amministrative di giugno coltivino sempre la buona pianta del dubbio. Porta una gran quantità di frutti.