Un patto contro l’emergenza educativa, a sollecitarlo è stato il vescovo Giuseppe Giudice durante la Messa per il 150 anni della Congregazione delle Suore Serve di Maria Addolorata, fondate a Nocera nel 1872 dalla venerabile Maria Consiglia dello Spirito Santo, al secolo Emilia Pasqualina Addatis.
La celebrazione si è tenuta ieri pomeriggio, nel chiostro della Casa madre di Nocera Superiore, alla presenza della priora generale, madre Maria Zingaro, del Consiglio generalizio e di tante religiose e devoti.
«Abbiamo perso l’anima»
Il Pastore diocesano ha detto: «Noi oggi viviamo una grande povertà, che non è solo una povertà materiale, anzi abbiamo troppe cose, anche nelle case religiose. Siamo così ingolfati nelle cose, però abbiamo perso l’anima, abbiamo perso il Signore, abbiamo perso la spiritualità e anche la nostra religiosità delle volte è a copertura delle nostre povertà».
«Educando le orfane si educava la società»
Madre Addatis non si è fermata, non si è scoraggiata dinanzi le povertà: «Ha compreso che educando le orfane, educando le donne, si educava una società. Oggi chi sono le orfane? Ne abbiamo tante. Non perché non abbiano i genitori, ma perché i genitori tante volte hanno dimenticato il loro compito».
«Nelle nostre città c’è una emergenza educativa»
Il Vescovo ha così richiamato anche l’attualità dei nostri territori: «Nelle nostre città c’è una emergenza educativa. Ogni giorno sentiamo di episodi e rimaniamo quasi impotenti. Non sappiamo che cosa fare e pensiamo di risolvere dando altre cose. Abbiamo smarrito l’anima, abbiamo smarrito il Signore, abbiamo perso la passione educativa».
«Serve un nuovo patto educativo»
Un rilancio è possibile sul modello di madre Maria Consiglia dello Spirito Santo: «Ecco che stasera la Venerabile dice che c’è bisogno di un nuovo patto educativo: famiglia, scuola, Chiesa, Istituzioni. Un nuovo patto educativo, ognuno secondo il suo carisma, ma a noi Chiesa è chiesto di più ed è giusto che sia chiesto di più perché ci è stato dato l’amore di Dio in modo abbondante».
«Siamo orfani di Dio»
Indicare ai giovani Dio: «Oggi ci sono orfane e orfani che non hanno più Dio, che non hanno il senso della vita, che hanno perso il senso del pudore, c’è una sfacciataggine verso le istituzioni a volte con la compiacenza degli educatori. Noi impotenti, bloccati, quasi ci vergogniamo del Vangelo e ci ritiriamo perché abbiamo smarrito la passione di Dio. Oggi abbiamo programmi per tutto, ma abbiamo perso l’anima. Un vescovo deve alzare la voce quando si accorge che andiamo ad abbeverarci ad altre sorgenti, quando pullulano Madonne e Madonnine e perdiamo il fondo, che è l’amore di Dio. Come Vescovo devo vigilare su una fede che non produce storia, che è una piccola nicchia, che è una fede che fede non è, ma è copertura delle nostre povertà».
«La pandemia ha evidenziato ciò che era latente»
Dall’esperienza di madre Addatis si può trarre anche un insegnamento per affrontare le difficoltà contemporanee. «Questa donna che è toccata dall’inizio dalla sofferenza: sofferenza per la morte dei genitori, sofferenza data dal contesto dove viveva, sofferenza data dal colera. Ci dà una grande testimonianza. Oggi – ha detto mons. Giuseppe Giudice – dicono che ci siamo incattiviti ed è colpa della pandemia, ma io faccio un’altra lettura: la pandemia ha evidenziato solo ciò che era latente. La venerabile Addatis non aveva intorno a sé una condizione migliore, anzi. Come mai non si è incattivita? Come mai non si è bloccata? Come mai ha trovato la forza per fare di quell’impedimento, di quella difficoltà, una sfida? Ella si è immersa nell’amore di Dio, ha intinto la sua vita nel mistero dell’amore di Dio, ed è stato questo amore che ha scritto in lei una pagina meravigliosa cominciando da Napoli, arrivando a Nocera, e poi attraverso le sue figlie questo carisma è andato avanti, ma il cuore è l’amore di Dio».
«Alibi per non camminare nelle vie di Dio»
Il Vescovo ha continuato: «Ecco la prima attualità della nostra Venerabile. Quando noi ci blocchiamo, ci fermiamo dinanzi alle difficoltà di questo mondo, che sono tante, dinanzi agli impedimenti come la guerra, la pandemia, la siccità e chi più ne ha più ne metta di situazioni difficili. Ma a me sembrano solo degli alibi per bloccarci e per fermarci, per andare a trovare un capro espiatorio e per sederci, senza voglia di camminare nelle vie di Dio».
«Imparare dai testimoni della fede»
È necessario, dunque, imparare «dai testimoni della fede» per «riprenderci l’anima, la nostra vita, liberarci dalle cose per andare nuovamente a Dio». La strada è segnata dalla spiritualità e dalla carità: «Nelle case religiose, nella famiglia, nelle parrocchie dobbiamo riprendere il senso della mistica, della preghiera, dell’affidamento al Signore ed entrare in questa lode di Gesù. La Venerabile ha preso un bambino quale misura del regno. Alla sofferenza risponde con l’amore, alla paura con il coraggio, all’inquietudine con la gioia. È diventata un fuoco, dopo 150 anni parliamo ancora di lei, dopo 150 anni quel fuoco non si è spento perché alimentato dall’amore di Dio. Dio è oltre le nostre paure, i nostri schemi, le nostre logiche, Dio è amore e l’amore non finisce mai».
«Segno della Pentecoste della Chiesa»
Un amore presente nel mondo, portato dalle sue figlie non solo in Italia, ma anche in Indonesia, Canada, Messico e Argentina: «Stasera respiriamo anche l’universalità della Chiesa, respiriamo questa bellezza di una Chiesa che non è soltanto locale, non è soltanto impiantata o seminata in una geografia, ma è sempre la Chiesa della Pentecoste, la Chiesa del Signore che getta le radici nei diversi territori della storia e del mondo, l’unica Chiesa che si spezza per radunare i popoli come spezziamo il pane, come condividiamo il pane, ed è in quest’unica Chiesa che noi insieme a Gesù eleviamo la lode».
Le suore di Nocera
Nel suo saluto, la madre generale Maria Zingaro ha detto: «Madre Addatis arrivò qui a Nocera senza nulla, con la fede, la fiducia e la speranza nel Signore. Con il desiderio di essere madre, per lei che madre non aveva. E qui aprì la casa per bambine abbandonate. Un inizio fiorito negli anni in tutto il mondo».
Ha poi ricordato che in Indonesia, dove la Congregazione è presente da 30 anni, le Serve di Maria Addolorata sono conosciute come le suore di Nocera: «Il nome di Nocera è conosciuto anche lì grazie alle nostre suore». Al termine della Messa, il Vescovo ha benedetto la corona d’argento che è stata posta sul capo della statua della Vergine Addolorata presente nella cappella della Casa madre di Porta romana.
Sa. D’An.