Chiunque si fermi nella comunità Santa Maria del Carmine e della Santissima Annunziata di Angri per partecipare alla Celebrazione Eucaristica non può fare a meno di notare un uomo dalla chioma bianca che con premura prepara il necessario per celebrare il mistero della morte e resurrezione di Cristo.
81 anni compiuti il 2 luglio, Mario Ingenito è nato a pochi passi dalla parrocchia che per lui è sempre stata una seconda casa. La sua è una vita piena, di quelle che portano ancora molti frutti, come ha scritto papa Francesco nel bellissimo messaggio per la II Giornata mondiale dei nonni e delle persone anziane. Sposato da quasi 54 anni con Carmela Sorrentino, ha due figli e due nipotini, Vincenzo e Mario, per i quali è una presenza stabile e amorevole.
Una vita dedicata alla famiglia e al lavoro che gli ha permesso di girare il mondo. Mario è un meccanico montatore di macchine per la produzione di scatolame e dagli anni ’60 fino agli anni ’90 ha lavorato per la FMI Mecfond di Napoli.
«Dopo aver conseguito il diploma ho fatto un periodo di apprendistato presso l’ELVEA di Angri – racconta –. Ero diventato bravo, così quando ho saputo che l’azienda di Napoli cercava meccanici specializzati in macchine per scatolame, ho inviato il curriculum e sono stato assunto».
Degli anni di apprendistato all’ELVEA conserva un bellissimo ricordo: «La famiglia Vitelli era molto devota, nello stabilimento custodivano un grande quadro della Madonna di Pompei. Una volta all’anno, durante il mese di maggio, organizzavano insieme a tutti gli operai un pellegrinaggio a piedi a Pompei».
Mario è cresciuto nella parrocchia Santa Maria del Carmine, sotto la sapiente guida del compianto don Pierino Selvino. «Avevamo poco più di 10 anni e don Pierino ci coinvolgeva in ogni iniziativa parrocchiale. Era sempre disponibile, quando avevamo un problema bastava parlarne con lui, sempre pronto a darci il consiglio giusto. Come un fratello maggiore ha accompagnato tutte le tappe più importanti della mia vita».
Per lavoro ha viaggiato tanto. Sul cellulare conserva le foto delle trasferte che gli hanno fatto conoscere il mondo.
Un album dei ricordi delle tappe più importanti della sua vita lavorativa: «L’Europa l’abbiamo girata tutta, ma sono stato anche in Cina, in Giappone, in Africa e in Arabia Saudita». In ogni posto cercava una parrocchia per partecipare a Messa la domenica. Una fede semplice e solida che aveva la sua centralità nell’incontro settimanale con Gesù. «Ci sono riuscito ovunque – aggiunge –, tranne in Arabia Saudita. Anche in Cina, ma sembrava quasi una chiesa clandestina».
Salta fuori una foto del Ruanda e Mario racconta che a pochi chilometri dal luogo in cui lavorava c’era un istituto che accoglieva bambini. Una mattina andò in un panificio, si fece preparare 200 panini ripieni e la domenica li portò all’istituto. Per portare frutto, la fede deve tramutarsi in carità.
E Mario lo sa bene. «Quando c’era qualcuno da aiutare, io e i miei colleghi non ci siamo mai tirati indietro – ricorda –. Girare il mondo mi ha aiutato molto, ho visitato tanti Paesi e mi sono confrontato con diversi modi di vivere. Ci sono Paesi con popolazioni con tratti di grande umiltà, ci hanno trattato sempre bene, abbiamo trovato una grande accoglienza».
Dopo una stagione lavorativa così intensa, è arrivato il tempo di andare in pensione.
Una pagina della vita difficile e complessa, un cambiamento drastico che chiede la capacità di reiventarsi. Mario sorride ricordando quel periodo, mi racconta di essere andato da don Pierino alla vigilia del pensionamento. «Io da domani sono in pensione» gli dice sconsolato. Come sempre il sacerdote trova la soluzione. «Finalmente!», esclama contento. E così la parrocchia diventa un impegno a tempo pieno, il luogo in cui mettere a servizio le migliori energie. «Iniziai ad occuparmi della liturgia, se c’erano dei lavoretti da fare ci pensavo io. In quegli anni guidavo ancora e accompagnavo don Pierino in Curia o a sbrigare altre commissioni. Come dice il proverbio? Facevo casa e Chiesa!».
Quando nel 2008 muore don Pierino, Mario resta il punto di riferimento per tutti i sacerdoti che si susseguono alla guida della parrocchia. Persona solida, onesta, precisa.
Tutti hanno avuto un rapporto speciale con lui: don Enrico Ascolese, don Silvio Longobardi, don Antonio Mancuso.
«Don Antonio è qui da quasi 9 anni, con lui c’è davvero una bella intesa, c’è fiducia. Siamo come il braccio e la mente. Ieri sera ad esempio abbiamo preparato tutto per accogliere i bambini che vanno a scuola dalle suore battistine per la Messa di ringraziamento di fine anno scolastico». In tutto questo fluire di vita, Mario è sempre presente in maniera stabile e silenziosa.
Per la II Giornata mondiale dei nonni e delle persone anziane, che la Chiesa celebra il prossimo 24 luglio, il Papa invita gli anziani ad essere artefici della rivoluzione della tenerezza, utilizzando lo strumento prezioso della preghiera.
Mario sorride e dice: «Ovunque sono stato per lavoro, ho sempre cercato una chiesa per andare a Messa la Domenica. Da quando sono in pensione vado a Messa tutti i giorni».
Sembra quasi di ascoltare il monito del vescovo Giuseppe che da anni insiste sulla centralità della Domenica. A volte gli esempi migliori arrivano da chi ha qualche anno in più.