Punture di medusa: come gestirle

Ne parliamo nella rubrica Il pediatra risponde curata dal dottore Salvatore Guercio Nuzio.

A dispetto del loro aspetto elegante e sinuoso, le meduse possono rappresentare un fastidioso pericolo per i nostri bambini. Non pungono né mordono, ma i loro tentacoli emettono una sostanza urticante per la pelle che causa irritazioni dolorose, gonfiore e arrossamento. Per avere questa reazione cutanea basta solo entrare in contatto con il liquido urticante che la medusa libera attraverso i suoi filamenti. 

Al primo contatto tra la pelle e la medusa, il bambino percepisce un forte bruciore e dolore. Subito dopo la pelle si irrita, diventa rossa e compaiono piccoli pomfi (rigonfiamenti) che somigliano all’orticaria. Il bruciore dopo 10-20 minuti viene sostituito da un intenso prurito. La prima cosa da fare è tranquillizzare il bambino e farlo respirare normalmente facendolo uscire dall’acqua appena possibile. Verificare successivamente che non vi siano parti di tentacoli della medusa rimaste attaccati alla pelle e, nel caso, eliminarli delicatamente facendo scorrere acqua di mare sulla parte interessata per tentare di diluire la sostanza tossica non ancora penetrata. 

La medicazione corretta consiste nell’applicazione di gel astringente al cloruro d’alluminio.

Il gel astringente ha un’immediata azione anti-prurito e blocca la diffusione delle tossine. In mancanza di questa pomata, si può usare una crema al cortisone anche se ha un effetto più ritardato. Non usare ammoniaca, aceto, alcool o succo di limone: peggiorerebbe la situazione. Se immediatamente dopo il contatto, la reazione cutanea si diffonde e compaiono difficoltà respiratorie, pallore, sudorazione e disorientamento, chiamare il 118 e spiegare di cosa è successo. L’area di pelle colpita dalle meduse rimane sensibile alla luce solare. È bene evitare pomate antistaminiche e occorre tenerla coperta o ben protetta da uno schermo solare, fino a quando la razione infiammatoria non scompare (non più di due settimane). 

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