È il 1973, al fischio del capostazione due carrozze partono dalla stazione di Napoli per raggiungere Lourdes, è il primo pellegrinaggio diocesano in treno organizzato dalla Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza di Pagani, fondata dal servo di Dio Alfonso Russo. Due anni prima era arrivato alla guida della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno mons. Jolando Nuzzi.
Il Vescovo, dopo aver conosciuto l’attivata dell’associazione, aveva proposto di dare il carattere diocesano all’impegno di accompagnare ogni anno gli ammalati a Lourdes.
Decisione che prima mons. Gioacchino Illiano (1987-2011) e poi mons. Giuseppe Giudice hanno scelto di mantenere.
Dal 1987 quel treno cominciò a partire dalla stazione di Pagani. Sono passati 50 anni, la pandemia e la guerra in Ucraina hanno reso più faticosa l’organizzazione, ma nel cuore resta la gioia di condurre ammalati e pellegrini a vivere un incontro speciale con la Vergine Maria.
Don Gaetano Ferraioli e don Mimmo Cinque, attuali guide dell’associazione, sono andati a Lourdes per la prima volta nel 1982. Erano giovanissimi, 15 anni appena. «Poiché avevamo meno di 18 anni, c’era bisogno dell’affidamento ad una persona adulta. Io fui affidato a mia nonna, Pepe Buonaventura. Don Mimmo fu affidato direttamente ad Alfonso Russo» ricorda con Gaetano.
Prima di quell’anno partecipavano solo alla fase di preparazione spirituale e materiale del pellegrinaggio, che richiedeva la messa in campo delle energie migliori di tutta l’associazione.
Sul treno c’erano due carrozze con una destinazione speciale, la prima adibita a Cappella per garantire la Celebrazione Eucaristica e la preghiera durante tutto il viaggio, la seconda veniva trasformata in cucina per preparare la colazione, il pranzo e la cena per i pellegrini. E quando si arrivava a Ventimiglia, la “città di confine” c’era la tradizione di preparare gli spaghetti aglio e olio per tutti.
All’inizio si usavano dei semplici bruciatori, poi furono comprate la cucina in acciaio e le pentole. Poco alla volta, grazie all’ingegno di chi aveva a cuore la buona riuscita di quel viaggio speciale, si trovarono le modalità per consegnare in maniera più efficiente e dignitosa il pranzo: dai contenitori in alluminio a dei piccoli distanziatori in polistirolo per mettere insieme il primo e il secondo.
«In quegli anni, due giorni prima si faceva la spesa per il viaggio di andata e ritorno e poi si caricava il treno» ricordano i due sacerdoti. Era tutto basato sul volontariato, affidato ai fratelli e alle sorelle della Puacs. Il cavaliere Gerardo Tipaldi seguiva tutta la parte burocratica e amministrativa, Alfonso Russo gli aspetti pastorali e del volontariato.
I volontari della Puacs, terminati i rispettivi impegni lavorativi, la sera andavano in associazione per organizzare il pellegrinaggio. Le prime carrozzine per gli ammalati le hanno costruite loro, all’inizio erano semplici sedie su cui montavano le rotelle. Poi con gli anni si cominciarono ad acquistare quelle pieghevoli grazie all’aiuto di benefattori. «All’inizio i malati venivano portati a fare la Via Crucis sulle spalle, con degli zaini tipo quelli usati dagli scout, accompagnati da due fratelli» ricorda don Gaetano. È un’immagine che fa emozionare, perché racconta la passione e lo spirito con cui i volontari vivevano quei giorni a Lourdes.
La prima esperienza. «Lourdes non era diversa da come me l’ero immaginata – ricorda don Gaetano –, un luogo familiare. Porto nel cuore un ricordo speciale: la seconda sera, durante la fiaccolata cominciò a piovere a dirotto. C’erano tanti fedeli ma nessuno andò via. Alfonso fece un bel sorriso e disse: «l’acqua di Lourdes non bagna». Passavo molte ore alla grotta. Di notte, dopo aver terminato tutti i compiti e fatto la riunione del personale, fissata per le 23.00, in cui si faceva il bilancio della giornata e si davano le direttive per il giorno dopo, io mi rifugiavo lì, avvolto dalla pace e serenità». In quel silenzio matura la sua vocazione sacerdotale. Il giovane Gaetano, infatti, a settembre dello stesso anno entra nel seminario minorile di Salerno.
Don Mimmo Cinque invece era elettrizzato al pensiero di andare in un’altra nazione, di conoscere una nuova lingua e un’altra cultura. «Volevo visitare il Castello e il Museo delle Cere» racconta.
Ma andò diversamente. «Mi fu affidata suor Benedice, delle “Suore Serve di Maria Addolorata” di Nocera Superiore. Aveva bisogno della carrozzina o delle grucce per spostarsi. Così la dimensione del servizio prese il sopravvento. Un anno ha avuto la grazia di condividere il pellegrinaggio con i nonni paterni. «Poco tempo dopo la nonna si è ammalata ed è morta. Dopo la sua salita al Cielo, anche il nonno si è ammalato. Una malattia che lo ha consumato per lunghi anni. Ho sempre pensato che per loro quel pellegrinaggio sia stato una grazia, perché si sono avvicinati ai sacramenti. La Madonna li ha voluti preparare prima alla sofferenza e poi all’incontro con il Figlio».
Ad agosto molti pellegrini partiranno per Lourdes, guidati dal vescovo Giuseppe, nell’anno che apre il cinquantesimo anniversario che l’associazione celebrerà fino al prossimo anno.
Tra loro anche due abbonate di Insieme, Maria Pannullo, che si è aggiudicata il viaggio nel 2020, e Rachele Sorrentino, di Poggiomarino, il cui nome è stato estratto lo scorso mese di giugno.
A tutti auguriamo di vivere un’indimenticabile esperienza di grazia ai piedi della Vergine che tutti attende e consola. Le guarigioni non sono sempre fisiche. Lo spiega bene don Gaetano Ferraioli ricordando una delle innumerevoli esperienze vissute a Lourdes: un giovane divenuto cieco decide di vivere a pieno la sua vita nonostante la croce. Oggi è un affermato osteopata. Buon pellegrinaggio a tutti.