Una partenza faticosa

Questa cronica disorganizzazione denota una grave mancanza di consapevolezza da parte dei vertici nei confronti del valore dei primissimi giorni di scuola.

Anche quest’anno – come da copione – gli ingranaggi del gigantesco marchingegno della scuola stentano a partire contemporaneamente. Moltissime cattedre – circa 150 mila -, nonostante le buone intenzioni e i proclami ministeriali, al suono della prima campanella erano ancora scoperte e, per alcune discipline, la questione non si risolverà – ahimé! – a breve.

Talune graduatorie, infatti, si stanno esaurendo e i concorsi per il reclutamento attivati durante l’estate non hanno risolto il problema.


Nel frattempo è partita la “lotteria” delle assegnazioni provvisorie e i posti vacanti verranno gradualmente coperti da precari con la valigia, costretti a spostarsi frequentemente e a lasciare incarichi appena ottenuti a causa di ricorsi di colleghi o “errori materiali” nel calcolo dei punteggi individuali.

Non parliamo, poi, del dolente tasto delle cattedre di sostegno, che in un sistema ideale dovrebbero essere le prime assegnate. Anche per esse le nomine giungono a singhiozzo e spesso alunni e studenti con gravi disabilità restano privi di docenti per diverse settimane.

Il disagio dell’avvio dell’anno scolastico non si limita però alle criticità organizzative che la situazione procura a famiglie e lavoratori con formule di orario ridotto che si protraggono ben oltre i primi quindici giorni di settembre, ma danneggia anche gli ambiti più squisitamente pedagogici e relazionali del servizio erogato.

Questa cronica disorganizzazione denota una grave mancanza di consapevolezza da parte dei vertici nei confronti del valore dei primissimi giorni di scuola.

Essi “fondano” (o ipotecano) l’anno che sta per cominciare. Per questo motivo ogni istituto dedica annualmente progetti e risorse particolari ai giorni dell’”accoglienza”.

Si prepara sempre qualcosa di speciale per far sentire a proprio agio i nuovi alunni e studenti e per metterli nelle condizioni di iniziare con “il piede giusto”.

Questo aspetto è particolarmente curato nella scuola dell’infanzia e nella primaria, dove il momento dell’inserimento e dell’integrazione con i pari è certamente più delicato rispetto agli altri ordini.

I bambini escono dal “nido” familiare, si espongono alla relazione con i compagni, giungono con curiosità, timori e aspettative all’interno delle aule, hanno bisogno di ascoltare e di essere ascoltati. Non si può lasciare che vengano travolti dalla girandola dei cambi di supplente, che magari arriva proprio quando la classe sta instaurando una relazione pedagogica positiva e feconda con l’insegnante che poi si trova costretto a migrare altrove.

Anche nella scuola superiore c’è bisogno di stabilità fin dai primissimi giorni di scuola.

Nei momenti di insediamento dei consigli di classe i docenti condividono le informazioni sugli studenti, si inizia a pensare a strategie efficaci e ci si confronta sulla progettazione e sugli approcci metodologici. Ci vuole tempo anche solo a imparare i nomi di tutti i componenti di un gruppo classe e i nomi sono estremamente importanti in un’aula, rappresentano il primo passo che permette l’incontro tra scuola e individuo.

La conoscenza reciproca avviene anche sul terreno delle regole e dei comportamenti.

In fase di avvio si illustra l’istituto, la sua storia, la sua mission educativa. Si stringono patti, si fanno dichiarazioni d’intenti, si prendono reciprocamente le misure, ci si studia anche. I docenti, in genere, spiegano ai discenti come funzionano le singole discipline, quali piccoli accorgimenti possono aiutare a raggiungere il successo formativo.

Le dinamiche di classe, poi, pongono le basi proprio nel corso delle prime settimane di scuola, è importante quindi essere attivi anche in campo relazionale, cercare di dotare bambini e ragazzi di buoni strumenti per contribuire all’equilibrio e all’armonia del gruppo.

Insomma, tutti questi aspetti vengono ben sviscerati collegialmente dalle commissioni “accoglienza” e affinché possano essere affrontati con criterio hanno bisogno del sinergico lavoro di un team stabile.

Come si dice? Chi ben comincia è già a metà dell’opera.


Silvia Rossetti

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