Sentirsi accolti, amati da Dio. E fare esperienza della sua misericordia. Sono questi per don Salvatore Agovino gli elementi che devono restare nel cuore quando ci si prepara a confermare la propria fede.
Il parroco a cui è affidata la comunità Santa Maria delle Grazie, nella frazione di Lavorate di Sarno, ha le idee chiare, come chiare e semplici sono le direttive che dà alle sue catechiste, Romilda Salerno e Maria Zuppetti, che seguono la preparazione dei giovani che hanno più di 18 anni, e Teresa Calamari che invece si occupa dei ragazzi dai 15 ai 18 anni.
«È necessario partire dalle cose semplici, dal segno della croce, ricordare che cos’è il Battesimo e il nutrimento spirituale dell’Eucaristia».
Una sorta di “nuovo” corso di catechismo, con Bibbia alla mano, il grande tesoro da riscoprire. «Spiegare la differenza tra Antico e Nuovo Testamento fa parte della semplicità del corso di preparazione» spiega il sacerdote.
Quest’anno 40 giovani hanno confermato la loro fede al termine di un percorso che prevede 12 incontri.
«Tanti arrivano scettici, a volte sono annoiati, iniziano a frequentare perché devono fare da padrini. Poi, invece, rimangono». È sempre l’esperienza concreta a fare la differenza: «Desidero che i ragazzi si sentano voluti bene dal Signore, non voglio che abbiano una visione della Chiesa o di Dio come qualcosa che è distante, fuori dalla loro vita. Devono sperimentare l’accoglienza, fare una bella esperienza di fede, perché il Signore non giudica né ci condanna, è un amico che ci cammina accanto».
Quando poi si passa a parlare di numeri, la domanda che ci si pone è la seguente: dopo aver ricevuto la Confermazione, quanti sono i giovani che restano?
Si tratta di un tema complesso, che ingloba il rapporto spesso difficile che i giovani hanno con la fede in un contesto sociale che sembra togliere loro la speranza, penalizzandoli sotto molti punti di vista: è sempre più difficile trovare un lavoro, una casa, così com’è complicato avere dei riferimenti culturali ed etici affidabili.
Su questo tema don Salvatore, giunto alla guida di questa comunità il primo ottobre del 2014, ha le idee chiare: «Il nostro compito è seminare, non possiamo sapere quando quel seme gettato nel cuore germoglierà. Durante i primi anni di sacerdozio, mi spendevo tantissimo e a volte, nonostante tutti gli sforzi, molti ragazzi andavano via».
C’era l’umana e comprensibile delusione. Ma è sempre la Parola a dare senso a tutto, a gettare luce per diradare le tenebre. Mi cita la parabola del buon seminatore che esce e lascia cadere il seme ovunque, lungo la strada, sulla roccia, in mezzo alle spine e, infine, nel terreno buono. «È questo il compito del sacerdote. Sono poi le persone e la grazia di Dio a fare la differenza».
L’esperienza delle catechiste
Romilda Salerno, affiancata da Maria Zuppetti, segue i giovani che hanno più di 18 anni. «Ho una predilezione particolare per loro – racconta –, mi piace la loro spensieratezza. Molti decidono di ricevere il sacramento perché devono fare da padrini, noi cerchiamo di farli arrivare preparati e consapevoli a quel giorno. C’è anche qualcuno che viene perché sente il bisogno di capire meglio, di approfondire alcuni temi ed è sempre una grande gioia».
Il corso quest’anno è stato frequentato da 25 giovani e si è svolto di domenica sera per andare incontro alle necessità di quanti lavorano. «C’erano un paio di ragazzi che di professione fanno il barbiere, in settimana ma anche il sabato sera erano impegnati». La soluzione adottata ha messo tutti d’accordo.
«Vengono volentieri, i nostri incontri durano un’ora e sono un approfondimento interessante». Il percorso si intreccia anche con la vita della comunità. Quest’anno ad esempio i giovani hanno partecipato alle Sante Quarantore. Qualche giovane che ha ricevuto la Cresima negli anni precedenti è rimasto in parrocchia impegnato in qualche forma di servizio. Un bel segno, testimonianza che confermando la fede ricevuta nel Battesimo si diventa cristiani adulti.
Teresa Calamari ha un passato in Azione Cattolica che si è interrotto per un po’ solo quando, dopo il matrimonio, sono nate le due figlie. Appena le bambine sono diventate più autonome è ritornata in parrocchia, occupandosi prima del catechismo e poi del così detto “dopo Comunione”. L’esperienza della comunità su questo versante è molto ricca, con tre gruppi di ragazzi dai 9 agli 11 anni, dai 12 anni ai 14, e dai 15 anni ai 18.
Di questi ultimi si occupa Teresa. «A questa età insistiamo perché ricevano la Confermazione, riteniamo che sia il tempo giusto». Dei 15 ragazzi che hanno partecipato quest’anno – numero in calo a causa della pandemia – 11 hanno confermato la propria fede.
«Un ragazzo ha ricevuto il sacramento in un’altra parrocchia, un altro ha avuto una difficoltà con il padrino, due hanno scelto di aspettare un altro po’ e stanno continuando il cammino in questo nuovo anno pastorale».
Al gruppo partecipano anche ragazzi che non vengono dalle fila dell’Azione Cattolica, per loro sono previsti due anni di preparazione.
«Durante gli incontri parliamo di tutto, comincio col ricordare che cos’è un anno liturgico, prendiamo tra le mani la Parola, riflettiamo sul senso della vita, condividiamo opinioni ed esperienze per crescere insieme».
Il resto, poi, come dice don Salvatore, lo fa il Signore.