Quarantasette anni, di Nocera Inferiore, militante politico di destra sin da ragazzo, da sempre accanto ad Edmondo Cirielli e a Giorgia Meloni nell’esperienza di Fratelli d’Italia, di cui è coordinatore regionale. Lo scorso 25 settembre Antonio Iannone è stato rieletto per una seconda legislatura al Senato, dove il 19 ottobre è stato il più votato per ricoprire il ruolo di segretario della presidenza di Palazzo Madama.
Emozionato?
«Certamente, come lo fu la prima volta. Quattro anni fa fu il coronamento di un sogno e di un percorso. Questa volta c’è una emozione più consapevole perché sono espressione della forza di maggioranza relativa nel Paese, di una forza di governo e, quindi, anche cosciente delle montanti responsabilità. Non che nella scorsa legislatura mi sia sottratto, ma c’è un carico diverso che deriva anche dal momento molto difficile che attraversa l’Italia».
Le attese degli elettori sono diverse?
«Sicuramente. Però sia all’opposizione che in maggioranza ho sempre dato e darò il massimo».
Quali saranno le ricadute sull’Agro?
«In termini di rappresentanza, crediamo che la mia elezione nell’ufficio di presidenza del Senato e la nomina di Edmondo Cirielli a vice ministro degli Esteri siano un segnale di attenzione del presidente Giorgia Meloni.
Sappiamo di dover mettere in campo un modello e un progetto politico che possa essere alternativo a quello del mal governo di Vincenzo De Luca in Campania, dove non funziona nulla, dalla sanità a trasporto pubblico locale, dalla chiusura del ciclo dei rifiuti fino alle politiche di carattere sociale. Non lo diciamo noi, ma lo dicono gli indicatori delle classifiche nazionali».
Posizione che ha premiato dal punto di vista elettorale.
«Il risultato è stato generoso e anche singolare. Il mio collegio uninominale è l’unico in cui Fratelli d’Italia è primo partito in assoluto, battendo anche i 5 stelle. Questa è la dimostrazione che, oltre al traino di Giorgia Meloni, c’è stato un lavoro sui territori ed una risposta anche affettiva. C’era desiderio di cambiamento».
Cosa serve al nostro territorio?
«C’è la necessità della riassunzione di un ruolo politico territoriale. Siamo l’area più densamente popolata, ma che non ha nessun peso politico, anche i sindaci sono troppo proni al modello politico della Regione. Per cui abbiamo un ospedale, l’Umberto I di Nocera Inferiore, che non è mai diventato Dea di II livello eppure serve un’utenza vastissima. C’è l’assenza assoluta dello Stato rispetto all’accompagnamento dei nostri imprenditori nonostante abbiamo produzioni alimentari che rappresentano l’essenza del made in Italy. Merita ben altre attenzioni il trasporto pubblico locale: a Nocera Inferiore abbiamo una stazione che è rimasta abbandonata a sé stessa, fuori dall’alta velocità e dai collegamenti per i pendolari; è una “pezzo di archeologia” delle ferrovie nonostante i lavori di riqualificazione realizzati negli ultimi anni. Poi c’è il mai risolto problema del traffico».
Una lista lunga.
«Sono solo le priorità delle priorità. Quando si mette un metro di asfalto parlano di filiera, quando poi ci sono gravi mancanze come quelle elencate la filiera scompare. La verità è che tutta politica di centro sinistra è stata un fallimento totale».