Il teatro, le donne, la famiglia e l’“Eduardo mio” di Lina Sastri

L’ampia intervista che l’artista ha concesso a Salvatore D’Angelo, pubblicata in parte ieri mattina sul quotidiano “La Città”
Lina Sastri quando portò in scena al Diana di Nocera Inferiore lo spettacolo Linapolina – foto Giuseppe Angrisani

Weekend salernitano per Lina Sastri con lo spettacolo Eduardo mio: questa sera sarà al Teatro Diana di Nocera Inferiore; domani e domenica 27 al Teatro delle Arti di Salerno.

L’artista ritorna ben volentieri a calcare i palchi salernitani, dove raccoglie sempre grandi consensi e sold out, come quello nocerino.

Nella Città capofila dell’Agro era stata con Linapolina-Le stanze del cuore. La meravigliosa immagine di copertina, realizzata dallo studio fotografico di Giuseppe Angrisani, si riferisce proprio a quell’appuntamento.

Il suo modo di recitare, cantare e raccontare è molto amato dal pubblico, che di recente l’ha apprezzata nella fiction Vincenzo Malinconico, avvocato di insuccesso, dove ha vestito i panni di Assunta. Un ruolo in una commedia leggera, quello della suocera/amica dell’avvocato interpretato da Massimiliano Gallo, per lei nuovo.

Questo fine settimana, dopo le recite al Diana di Napoli e alcune puntate in Puglia, a Taranto e Foggia, proporrà il suo primo amore: il teatro.

Attrice di teatro, cinema, fiction televisive, ma anche cantante, ballerina “con le stelle”, scrittrice, regista: quale profilo rappresenta meglio Lina Sastri?

Nessuno, nel senso che sono un’artista. Ho cominciato facendo l’attrice in teatro, quella è la mia patria: il palcoscenico. Là, sul palcoscenico, cerco di onorare i talenti che Dio mi ha dato. Come attrice certamente, perché questa è la mia formazione primaria, e siccome ho scoperto nel tempo di avere il talento della musica, c’è anche la musica.

Poi ho creato un mio teatro-canzone che in vari spettacoli ha girato tutto il mondo dove c’è la prosa, la musica, la poesia, la danza. Naturalmente ho messo io in scena i miei spettacoli in quanto sono io che li immagino, li scrivo e di conseguenza li metto in scena non solo come interprete, ma come visione drammaturgica e registica dello spettacolo. E vado avanti su questa strada.

Anche Eduardo mio è teatro canzone?

Sì, anche quello. Si chiama Eduardo mio in quanto parlo dell’Eduardo che ho conosciuto io, non parlo di Eduardo in generale perché ne hanno parlato tutti e tutti sanno tutto. Quindi che altro c’è da dire sul grande maestro Eduardo.

Come nasce Eduardo mio?
Foto d’epoca che ritrae Eduardo De Filippo con Lina Sastri – foto tratta dalla pagina Fb dell’artista

Mi si chiese di fare uno spettacolo su Eduardo, non fu una mia idea. Ci ho messo un po’ e ho scritto un plot nel quale parlo di Eduardo, di quello che ho conosciuto personalmente di lui.

Parlando parlando cito qualcosa del suo teatro, qualche sua poesia e, in mezzo a tutto questo, naturalmente a tema, c’è la musica napoletana con cinque valenti musicisti in scena con me.

Sono tre i piani dello spettacolo: la musica; il racconto personale di Eduardo, di quello che ho vissuto con lui, un racconto a braccio, molto libero; il terzo è la citazione di brani di prosa e poesia.

Cosa le manca del maestro De Filippo? Di quel mondo e modo di fare teatro.

Il mondo del teatro e in generale di un tempo che non si appoggiava all’approssimazione e neanche alla presunzione, ma alla conoscenza. Questo ultimamente è un po’ più complicato incontrarlo.

Ho avuto la fortuna di conoscere un maestro, ma anche altri, sia al cinema che a teatro. Ho fatto a tempo a conoscere le ultime cose di un mondo che stava tramontando.

Non le mancano le idee. Nel teatro, nel cinema, nella televisione le donne fanno fatica a proporle da protagoniste, devono ancora sgomitare?

In generale sì, ma non credo sia proprio una questione della donna. L’essere libero deve ancora sgomitare. Se sei un essere libero, che non si fa condizionare da cose inutili, sei pericoloso e devi combattere.

È una lotta continua, ma proprio giornaliera, e devo dire che sono anche stanca, però si va avanti con tenacia.

Il 25 novembre è la giornata contro la violenza sulle donne. Il teatro, l’arte, può essere un veicolo per aiutare a denunciare e stare accanto a chi non ha avuto ancora il coraggio di reagire?

Sicuramente nel momento in cui vai a teatro, se l’artista riesce a comunicare sinceramente al pubblico una emozione, per un po’ ti può aiutare. Ho visto tante persone, ragazze, anche giovani, commosse.

Ma di fronte alla violenza di una vita non è certo l’arte che aiuta, dovrebbe aiutare lo Stato.

Ha scritto e portato in scena La casa di Ninetta, da cui sta realizzando un film da regista, e La mancanza (opere dedicate alla madre e al fratello, ndr). Testi che servono a rendere immortali gli affetti?

No, sono necessità di chi rimane.

Sa. D’An.

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