“Avvento, tra la pazienza di Dio e l’impazienza degli uomini”

Il messaggio del Vescovo in occasione della I Domenica di Avvento:
Foto di congerdesign da Pixabay

Sono giorni inquieti, incerti. I nostri passi si sono fatti pesanti sotto il peso delle incertezze del nostro tempo: guerra tensioni internazionali, cambiamento climatico, crisi energetica, migrazioni, nuove povertà. Ognuno di noi porta nel cuore il suo peso, ma inizia oggi un cammino di speranza e di attesa, che ci conduce a vivere la grande solennità del Natale del Signore.

Possa il messaggio del nostro Vescovo Giuseppe illuminare i nostri cuori e portare serenità nelle nostre famiglie.

“Carissimi,

c’è un passaggio in quella stupenda omelia, pronunciata da Benedetto XVI il 24 aprile 2005 durante la messa di inizio del ministero petrino, che mi ha sempre colpito e che voglio riprendere per il messaggio in occasione del tempo di Avvento.

Non è il potere che redime, ma l’amore! Questo è il segno di Dio: Egli stesso è amore. Quante volte noi desidereremmo che Dio si mostrasse più forte. Che Egli colpisse duramente, sconfiggesse il male e creasse un mondo migliore. Tutte le ideologie del potere si giustificano così, giustificano la distruzione di ciò che si opporrebbe al progresso e alla liberazione dell’umanità. Noi soffriamo per la pazienza di Dio. E nondimeno abbiamo tutti bisogno della sua pazienza. Il Dio, che è divenuto agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori. Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e distrutto dall’impazienza degli uomini (Papa Benedetto XVI, Omelia, 24 aprile 2005).

Dio è paziente, sa aspettare e soffrire, perché ama e sa amare, Lui che è amore.

Noi siamo impazienti, non sappiamo aspettare e soffriamo per la pazienza di Dio, in fondo facciamo fatica ad amare.

Impazienti in un gesto, una parola, una decisione che, alla fine, rovinano un rapporto, un’amicizia, un amore, una relazione.

Severi con gli altri, siamo indulgenti verso noi stessi; proprio il contrario dello stile dei Santi.

Nel tempo di Avvento ci educa la Parola di Dio: Siate dunque costanti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina. Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte. Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore. Ecco, noi chiamiamo beati quelli che sono stati pazienti. Avete udito parlare della pazienza di Giobbe e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è ricco di misericordia e di compassione (Gc 5,7-11).

Diceva: “Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura” (Mc 4,26-29).

La saggezza paziente del contadino e dei profeti ci può aiutare a vivere la stagione liturgica dell’Avvento come un tempo denso di attesa e di promessa, durante il quale ci viene ricordato che Egli verrà, perché è venuto e viene.

“Lo vogliamo o no, egli verrà. Quindi non adesso; il che ovviamente non esclude che verrà. Verrà, e quando non lo aspetti. Se ti troverà pronto non ti nuocerà il fatto di non averne conosciuto in anticipo il momento esatto” (Dal Commento sui Salmi, di S. Agostino, Vescovo).

Esercitiamoci, allora, nella santa pazienza perché non succeda che, per sradicare la zizzania, strappiamo via anche il grano buono; ma Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura (cfr Mt 13,30).

“Il tempo per i cristiani non è l’impazienza dell’evasione, il disagio dell’intensità come un vincolo che trattiene e impedisce di raggiungere la dimora di utopia, quella persuasione che altrove si starà sempre meglio, che in un altro tempo sarà più bello, che con altri la vita sarà più felice. I cristiani si trovano a proprio agio nella storia: la vivono come il luogo della missione, come il contesto propizio a portare a compimento la loro vocazione e a mettere a frutto i loro talenti. A proprio agio nella storia, sono all’opera per rendere più abitabile la terra e più desiderabile vivere, il presente e il futuro” (Mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano).

Dio, entrando nel tempo, ci dona del tempo per non rovinare il mondo con l’impazienza; diamo tempo anche noi ai nostri fratelli e sorelle; a noi stessi e, accogliendo la lezione di Sant’Agostino: “Non opponiamo resistenza alla prima venuta (del Signore) per non dover poi temere la seconda”.

Buon Cammino di Avvento!”

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