La paura di agire

Si tratta di un meccanismo involontario nato spesso durante l’infanzia per affrontare situazioni di profonda fragilità e che si ripete come un copione già scritto. Qualche consiglio per imparare a gestirlo.
Foto di Luisella Planeta LOVE PEACE 💛💙 da Pixabay

La paura di agire e il blocco nell’azione sono le principali problematiche che emergono durante i primi colloqui clinici. I pazienti lamentano una sorta di morsa, interiore o esterna alla persona, nella quale si percepiscono incastrati e che impedisce loro qualsiasi azione. «Dottoressa, non so che fare. Non riesco a prendere una decisione. Dovrei prendermi più cura di me, ma alla fine non faccio mai nulla». 

La ricerca ha rilevato una stretta correlazione tra paura, stress e blocco nell’azione.

La paura è il nostro sistema di allarme, ci permette di prepararci a fronteggiare i pericoli che ci circondano, garantendo la sopravvivenza come specie animale e come immagine sociale. Purtroppo esistono contesti e situazioni relazionali che, spesso, accompagnano la persona fin dall’infanzia costringendola a vivere condizioni di vulnerabilità e profonda fragilità, a volte anche di incuria e violenza, condizionandola talmente tanto da attivare forme estreme di difesa, quasi primitive, tra cui il blocco nell’azione. 

Questa modalità si ripresenta in modo involontario come un copione già scritto, in ogni situazione che genera nella persona le stesse sensazioni di pericolo avvertite durante l’infanzia.

In questo caso la percezione della paura, anche se non legata ad una reale causa fisica – sintomi quali dolore al petto, fiato corto, tachicardia, agitazione, problemi gastrointestinali – risulta come un innesco vero e proprio che porta la persona  a controllare/inibire le proprie azioni ed emozioni in forma preventiva. A lungo andare non riuscirà più a identificare o descrivere chiaramente le sue emozioni per delineare reali necessità e desideri. 

È importante imparare a riconoscere la paura come una normale reazione fisiologica che segue un andamento sinusoidale, con i suoi alti e bassi.

Questo ci permette di distinguere i sintomi fisici reali da quelli psicosomatici. In questo modo la persona può cominciare a mettere in discussione quel copione nato in momenti di vita diversi dal presente e sperimentarsi in nuove strategie di fronteggiamento del pericolo. Riuscire a sbloccare l’azione, difesa nata in un momento di vita nel quale non si possedevano gli strumenti giusti per fronteggiare i pericoli, significa trasformarla in espressione vitale, in movimento volto al sé. Tutto questo permette alla paura di diventare un potenziale strumento di crescita.

Per contattare la dottoressa Marciano è possibile scrivere una email all’indirizzo dottoressa.marciano@gmail.com

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