Il potere terapeutico della musica

Numerosi studi hanno dimostrato che la musicoterapia migliora il coordinamento motorio in soggetti con malattie neurodegenerative e la concentrazione in bambini affetti da disturbi specifici di apprendimento e autismo.

Dove le parole non bastano, le tecniche o gli strumenti appaiono inutili, arriva la musica. Questa non è solo un’affermazione romantica ma il risultato di numerose ricerche che hanno dimostrato gli effetti benefici della musicoterapia.

A chi non è capitato di canticchiare sotto la doccia ritrovandosi, dopo poco, a sorridere di gusto? In ambito psicologico è nata una specifica disciplina che utilizza la musica e tutto ciò ad essa correlata come strumento principale, la Musicoterapia. Essa comporta dei vantaggi specifici, come l’abbassamento della pressione sanguigna; l’incremento della memoria; il miglioramento della comunicazione e delle abilità sociali; la riduzione della tensione muscolare; la motivazione crescente; la gestione del dolore.

Numerosi studi hanno dimostrato che in casi simili il cervello aumenta la produzione di una sostanza chiamata serotonina, nota anche come ormone del benessere. Tale scoperta ha spinto tanti ricercatori ad osservare se gli stessi effetti potessero essere riscontrati anche in soggetti affetti da malattie neurodegenerative del sistema nervoso centrale.

Dai risultati si è evinto che il corpo tende a reagire ai suoni, poiché è stato osservato che le frequenze musicali incidono sul cervello, e gli effetti variano in base alle frequenze delle onde sonore stesse. La musica influenza l’asse ipotalamo-ipofisario, il sistema nervoso autonomo e il sistema immunitario. L’ascolto di musica induce la produzione di endorfine, dette anche ormoni del benessere, come per la serotonina. 

Sacks, autore del libro Musicophilia, sottolinea gli effetti positivi della musica su diverse tipologie di pazienti, in particolare evidenzia il miglioramento della concentrazione sui bambini affetti da DSA e da autismo.

Tali miglioramenti nell’attenzione e nella coordinazione motoria si sono notati anche in pazienti con malattie neurodegenerative dell’invecchiamento: la musica stimola la memoria sensoriale ed emotiva richiamando le memorie motorie acquisite durante l’infanzia, permettendo ai pazienti di migliorare le performances motorie. È come se nel cervello, nonostante sia in atto un processo di deterioramento, la musica permetta ad alcune zone cerebrali legate alle emozioni di rimanere intatte. Si sono osservati pazienti malati di Alzheimer ricordare passi di danza trasportati da vecchie melodie.

Quello che per me era solo un momento di decompressione post lavoro, ora trova le sue spiegazioni nella scienza.

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