Le festività, da Nord a Sud, sono state il momento ideale per raccontare le tradizioni di un territorio attraverso la cucina. Le regioni possono dire tanto a tavola in ogni stagione.
Intervistando i nonni scopriremo anche altro: il mallone o la polpetta nati dalla necessità di creare piatti con ciò che si aveva; il secchio in cui raccogliere gli scarti per gli spuntini di galline, maialini o conigli.
I tempi sono cambiati e nonostante il frigo sia pieno, spesso, complice la facilità di far arrivare il cibo a casa, si ordina ciò di cui si ha voglia, ma non solo. Le pubblicità, la modalità di conservazione dei cibi, gli stili di vita, il reddito, sono tutti elementi che portano molti a “sprecare” cibo pagandolo due volte: come prodotto prima, come rifiuto poi.
Un terzo degli alimenti prodotti nel mondo è perso buttato nella spazzatura: da 95 a 115 kg all’anno a persona (FAO). Se da un lato si spreca tanto, dall’altro c’è chi soffre di malnutrizione a causa delle condizioni economiche svantaggiate, ma ci rimette anche l’ambiente: per produrre si utilizzano risorse (prima di tutto l’acqua!) e si generano scarti (inquinanti in atmosfera, rifiuti, ecc.), contribuendo così ad ammalare il clima, i nostri territori, il pianeta. Le ricette dell’epoca moderna non stanno funzionando, occorre inventarsi qualcosa.
Un amico ha pensato dieci comandaAmbienti che recitano più o meno così: non ci sono altri pianeti in cui vivere. Non comprare cibo invano. Ricorda ciò che scade. Rispetta il cibo. Non sprecare. Cucina quel che serve e usando ciò che hai. Conserva bene il cibo. Non lasciare cibo nel piatto. Ricicla compostando. Regala a chi ha bisogno.
A cura di Nicoletta Fasanino, Ingegnere specializzato in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio
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