Transfert e controtransfert, concetti solo per specialisti?

Transfert e controtransfert sono termini utilizzati in senso tecnico nel mondo della psicanalisi, tuttavia essi indicano un fenomeno che riguarda tutte le relazioni. Scopriamo insieme il perché.

Il transfert indica una sovrapposizione tra la relazione che il paziente attiva nei confronti dell’analista e i suoi conflitti interiori e le relazioni passate. In altre parole, il transfert non è solo l’attivazione dei conflitti inconsci, che derivano dal passato del paziente, ma è determinato anche dalla personalità e dal comportamento dell’analista.

Il controtransfert si configura come la reazione emotiva totale dell’analista che si sviluppa momento per momento di fronte al paziente e al materiale che porta in seduta.

La dinamica transfert-controtransfert è circolare (tra paziente e terapeuta si crea una influenza reciproca) e aperta a continui sviluppi.

È un aspetto centrale della relazione terapeutica per due motivi, perché aiuta a comprendere il mondo interno del paziente e per il fatto che i cambiamenti nella dinamica transfert-controtransfert sono tra le più forti motivazioni di un eventuale miglioramento.

Ci sono due forme tipiche di reazione controtransferale: l’identificazione concordante, ovvero l’identificazione emotiva dell’analista con la principale esperienza soggettiva del paziente, e l’identificazione complementare, che consiste nell’identificazione con l’oggetto transferale del paziente proiettato sull’analista.

Transfert e controtransfert sono termini utilizzati in senso tecnico nel mondo della psicanalisi, tuttavia essi indicano un fenomeno che riguarda tutte le relazioni. Nella situazione terapeutica, ma anche nelle dinamiche di relazione che si sviluppano nei nostri contesti pastorali, queste reazioni si alternano. Dalla mia esperienza posso dire che, in genere, nelle prime fasi di una relazione prevale l’identificazione concordante.

Vivo l’ansia di una persona ansiosa e la tristezza di una persona in lutto, malata o afflitta da gravi problemi. Mi coinvolge la gioia di persone che vivono esperienze di preghiera felici, l’entusiasmo di chi sa trascinare. Il nostro modo di vivere la relazione con gli altri è motivato dalla reale personalità dell’altro, ma anche dal nostro transfert: influenziamo l’altro con il nostro mondo interiore, e leggiamo l’altro anche alla luce delle relazioni oggettuali interiorizzate.

Il mio inconscio e l’inconscio degli altri entrano in relazione influenzando una certa coloritura affettiva nei rapporti, forme di simpatia e antipatia, manifestazioni di affetto o di odio con tutta la grande gamma di possibilità emotive.

Per questo motivo, credo che nelle attività pastorali l’attenzione sia preziosa.

Noi preti e ogni persona coinvolta nella pastorale delle nostre parrocchie, o impegnata in una attività educativa, siamo continuamente immersi nel transfert-controtransfert e la vigilanza cosciente è assai utile per non rimanerne travolti.

Una lettura delle nostre reazioni interiori, unita alla volontà di aiutare ed essere aiutati, potrebbe portare a circoli virtuosi nelle relazioni quotidiane.

don Vincenzo Spinelli

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