Agli inizi degli anni Novanta, dopo la laurea a Napoli, grazie ad una borsa di studio del Ministero dell’Università e della ricerca scientifica, Antonia Soriente è partita per l’Indonesia per un corso di specializzazione post-universitaria. Quella che sarebbe dovuta essere un’esperienza annuale si è trasformata in una scelta di vita che l’ha portata a stabilirsi lì per 20 anni. Durante questo periodo ha conseguito prima una laurea magistrale e successivamente un dottorato di ricerca in linguistica austronesiana.
«Un percorso all’inizio non facile, durante il quale tra le altre cose ho lavorato come interprete, ho fatto la traduttrice, ho insegnato Italiano in una metropoli come Giacarta che conta oggi più di 17 milioni di abitanti», racconta.
Questo le ha permesso di incontrare e conoscere personaggi di primissimo piano della cultura indonesiana da Goenawan Mohamad, scrittore, saggista, intellettuale e pittore, alla scrittrice e attivista Ayu Utami, autrice del romanzo di successo “Le donne di Saman”, tradotto in italiano proprio da Soriente.
A proposito delle donne e del loro ruolo nella società indonesiana, la professoressa sottolinea che il romanzo della Utami ha rappresentato uno spartiacque nella letteratura indonesiana sia dal punto di vista della narrazione, dello stile e dei temi affrontati che vedono le donne protagoniste a tutto tondo, fatto non scontato in una nazione che conta il più alto numero di musulmani nel mondo.
Anche se oggi nel Paese si nota quasi una involuzione soprattutto in alcuni gruppi legati alla tradizione più dogmatica e conservatrice, Soriente afferma che in ogni caso i traguardi raggiunti sono molto importanti.
Le abbiamo chiesto del suo ritorno in Italia: «Nel 2010, allorquando si era creata una posizione di ricercatrice presso l’Orientale, ho accettato di continuare il percorso accademico nella stessa università da cui ero partita». Del resto, aveva maturato una profonda esperienza di ricerca scientifica nel campo della linguistica anche presso il Max Planck Institute for Evolutionary anthropology, studiando ad esempio le lingue minoritarie del Borneo o altre in via d’estinzione.
Da allora i progetti di studio e ricerca sono diventati sempre più interessanti e interdisciplinari. Da ultimo lo studio delle imbarcazioni tradizionali indonesiane.
Cosa suggerisce alle giovani donne che intraprendono studi universitari? «Innanzitutto l’audacia di lanciarsi a scoprire mondi nuovi, sentirsi libere di scegliere, superare la paura di essere incapaci e lasciarsi affascinare da cose sconosciute. Il consiglio che do alle donne è che abbiano la consapevolezza che tutto è possibile e che tutto deve essere affrontato con la voglia e l’entusiasmo di chi vuole conoscere mondi, culture, tradizioni e situazioni nuove, di crearsi spazi in contesti dove niente è scontato, come ho fatto io con un mondo grande, articolato, multiculturale, interessante e che non smette mai di stupire come l’Indonesia».
di Teobaldo Fortunato
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