La Chiesa desidera accompagnare i giovani! Bastano queste poche e semplici parole per spiegare il senso e il significato delle GMG. Poi, possiamo raccontarne la storia, che parte dall’intuizione di Paolo VI il quale affermò che durante l’ingresso di Gesù a Gerusalemme – così racconta il Vangelo – alcuni tagliavano rami dalle piante. Chi, se non i giovani con la loro forza e agilità, poteva farlo?
Ecco che la Domenica delle Palme diventa la Giornata dei Giovani, ufficialmente con Giovanni Paolo II. La Giornata è stata poi spostata da papa Francesco alla Domenica di Cristo Re per non dimenticare che il centro è sempre e solo Gesù.
Di anno in anno, migliaia, poi milioni di giovani, si sono incontrati con la Chiesa e come Chiesa.
Tutto, per incontrare Gesù e per farsi incontrare da Lui. Non una semplice esperienza di fede, ma una vera esperienza di Chiesa.
È singolare che si chiami Giornata e non incontro dei giovani. Non è solo un momento, è un tempo che chiede un prima e un dopo. Una preparazione, come la terra da arare, e un seguito, come il raccolto da mietere. La GMG non è un evento, magari è un vento, quello dello Spirito, che ringiovanisce la Chiesa proprio con i giovani.
Ho detto all’inizio che la Chiesa desidera “accompagnare” i giovani. Forse meglio dire che la Chiesa desidera “camminare” con i giovani. Non di tratta di fare qualcosa “per”, ma di fare qualcosa “con”. È un’esperienza, come lo è stata quella delle prime comunità cristiane, quella degli Apostoli con Gesù che chiamò a sé i dodici perché stessero con Lui e per mandarli a predicare.
È l’esperienza che stiamo vivendo in Diocesi, mentre ci prepariamo per il viaggio a Lisbona. È l’esperienza che vivremo a Lisbona insieme al Santo Padre. È l’esperienza che vivremo al ritorno, quando riporteremo con noi il vento che si abbatte gagliardo.