«Esercito di consolazione, tabernacoli in moto»: sono queste alcune delle espressioni impiegate per definire i ministri ausiliari dell’Eucaristia. Nella nostra diocesi sono oltre 400, come ci ha spiegato don Antonio Cuomo, che dal 2018 ne cura la formazione. In questo anno pastorale i ministri della Diocesi si sono incontrati a dicembre con il vescovo Giuseppe Giudice presso la parrocchia di San Giovanni Battista in Nocera Inferiore, e poi hanno proseguito la formazione con incontri foraniali.
«È forte l’esperienza che questo servizio ci permette di vivere al fianco degli ammalati», racconta Franco Rossomando, 68 anni, che dal 2014 esercita questo ministero straordinario nella parrocchia di Maria Immacolata in Nocera Inferiore.
Da diversi mesi Franco presta il suo servizio all’Eucaristia anche presso Villa Chiarugi, dove ormai il lunedì è diventato un momento fisso di ritrovo e di preghiera, con l’ascolto della Parola e la partecipazione alla Messa, grazie al parroco don Carmine Cialdini.
«Un incontro settimanale atteso e partecipato quello che ogni lunedì raccoglie i degenti e gli assistenti di Villa Chiarugi nella cappella della struttura – racconta Franco –. Grazie alla presenza eucaristica nel tabernacolo, Gesù continua a farsi compagno di viaggio di questa umanità dolente. Ma quanta differenza si respira entrando nella cappella di Villa Chiarugi, rispetto all’atmosfera gioiosa ed orante di una parrocchia!».
Le prime volte, in attesa della Santa Messa, si è pregato il Rosario: «All’inizio eravamo pochi, poi le persone sono aumentate ed ora quasi tutti quelli che partecipano alla Messa partecipano anche al Rosario. Il tempo che precede la celebrazione – prosegue Franco – viene anche impiegato per le prove dei canti che, quasi sempre, accompagnano le liturgie, grazie al servizio svolto dalle maestre di organo e di canto Paola ed Anna. Nonostante il peso e gli affanni, la piccola comunità dei degenti partecipa di buon grado alle prove ed ai canti durante le celebrazioni».
Al momento della Comunione, Franco affianca don Carmine nella distribuzione dell’Eucaristia: «Sono pochi quelli che non si comunicano – osserva –, quasi sempre perché non si sono confessati. Gli occhi lucidi fanno capire il dramma che si sta vivendo e l’anelito di speranza che si eleva verso il Signore».
Ma il servizio dei ministri ausiliari dell’Eucaristia consiste anche nella semplice vicinanza fisica a quanti soffrono.
«Lì si sperimenta la nostra fragilità e la nostra incapacità di recare aiuto», spiega Franco che spesso si domanda: «Cosa possiamo fare per i sofferenti quando ci sentiamo inermi davanti alle loro tragedie?».
Anche l’ascolto rientra nel servizio prestato a Villa Chiarugi: «È commovente ascoltare le esperienze personali dei degenti, il racconto del loro cammino di fede, le loro speranze e delusioni. Gli ospiti della struttura spesso presentano comportamenti molto differenti l’uno dall’altro: dal taciturno che ha difficoltà ad esprimersi, fino ad arrivare a chi parla biascicando, passando per quello che si esprime più chiaramente e, quasi con commozione, parla di un recente o lontano passato in cui frequentava la propria parrocchia prestando il servizio di lettore. E spesso raccogliamo anche le loro esigenze: dalla richiesta di qualche moneta per un caffè, alle richieste di una coroncina del Rosario, di un libretto di preghiere o di un crocifisso».
Suor Giuseppina Marchetta, 87 anni, battistina della Casa Madre di Angri, è ministra ausiliare dell’Eucaristia dal 1988 e presta il suo servizio all’interno delle mura del suo convento: «Essendo infermiera, ho sempre sentito viva in me la necessità di curare i malati non soltanto fisicamente, ma soprattutto spiritualmente – racconta –. Portavo l’Eucaristia agli ammalati ogni qual volta me lo chiedevano. Li preparavo leggendo un passo del Vangelo e aprendo con loro una condivisione sulla Parola. Poi pregavo aiutandoli a chiedere perdono al Signore. Ogni giorno provavo un’emozione nuova, mi sentivo onorata nel prestare questo santo servizio».
Quando poi suor Giuseppina è andata in pensione ha iniziato ad offrire il suo servizio ministeriale alle consorelle della comunità malate o momentaneamente impedite: «Portavo e tuttora porto loro l’Eucaristia, mi fermo con loro a pregare, vado a visitarle durante la giornata, le assisto amorevolmente. Portare loro l’Eucarestia è per me un grande privilegio. Mi sento continuamente incoraggiata dai loro sorrisi e dalle loro benedizioni».
Le esperienze di Franco e di suor Giuseppina sembrano dare concretezza ad alcune espressioni litaniche impiegate per definire l’Eucaristia: viatico della Chiesa pellegrinante, rimedio delle nostre quotidiane infermità, farmaco di immortalità. I loro racconti trovano una efficace sintesi nelle parole dell’inno dell’ultimo Congresso Eucaristico Nazionale, celebrato a Matera lo scorso anno: davvero l’Eucaristia «è il pane del silenzio nelle storie dei fratelli, consola famiglie, raccoglie il pianto, ascolta fatiche, sostiene stanchezze, tra le nostre mani si fa condivisione».
Iscriviti alla nostra newsletter per restare sempre aggiornato.