Non siamo un Paese per piccoli?

Mentre la discussione sulle risorse del PNRR da destinare alla realizzazione di nuovi asili nido tiene ancora banco in seno al Governo, con la scadenza di giugno fallita, abbiamo scattato la fotografia dello stato attuale dei servizi dell’infanzia del nostro territorio.
Foto di Evgeni Tcherkasski da Pixabay

I dati Istat hanno decretato il 2022 come anno nero della natalità, con un record in negativo che segna meno di 400mila nuove nascite. Tanti gli interrogativi, poche le soluzioni. È necessario mettere mano a un sistema che permetta di conciliare i tempi di vita e di lavoro, implementando i servizi per l’infanzia, l’assistenza, la scuola, le tutele sul lavoro, il supporto economico e in generale il sostegno alla maternità.

«Ridare impulso alla natalità vuol dire riparare le forme di esclusione sociale che stanno colpendo i giovani e il loro futuro. Ed è un servizio per tutti: i figli non sono beni individuali, ma persone che contribuiscono alla crescita di tutti, apportando ricchezza umana e generazionale». Lo ha scandito bene papa Francesco agli Stati Generali della Natalità.

Tra le cause della denatalità ci sono l’occupazione femminile e la difficoltà di accedere ai servizi 0-3, ovvero agli asili nido. Due temi centrali e strettamente legati: senza un aumento considerevole dei posti al nido non è possibile per le donne con figli avere le stesse opportunità di accesso al lavoro degli uomini con figli. Ancora oggi, e le nostre realtà lo testimoniano, il lavoro di cura familiare è una prerogativa femminile.

La fotografia del nostro territorio

Quattro gli asili nido di competenza dell’Ambito S01_1 (Nocera Superiore, Nocera Inferiore, Castel San Giorgio e Roccapiemonte). «A Nocera Inferiore – ci dice il referente Nello De Filippo – abbiamo avuto un incremento da 45 a 60 posti; a Castel San Giorgio l’asilo nido di Aiello garantisce 35 posti; a Roccapiemonte il servizio è stato messo a disposizione di recente. In principio prevedeva 20 posti, ma a dicembre l’amministrazione comunale è riuscita ad incrementare a 30. Stesso discorso per Nocera Superiore, con un incremento da 24 a 30 posti. I servizi sono garantiti per 7 ore al giorno, 5 giorni a settimana. È una risposta utile, efficace ed efficiente, che, però, non copre l’intero fabbisogno della popolazione, perché la fascia 0/36 mesi è molto ampia. Tuttavia, ai servizi offerti dall’Ambito si affiancano quelli di asili privati accreditati, per i quali le famiglie possono richiedere ugualmente dei bonus regionali, in base alla propria fascia di reddito, per abbattere i costi della retta mensile a carico delle famiglie».

Sono tre gli asili nido a disposizione delle famiglie residenti nei comuni dell’Ambito S01_2 (Corbara, Sant’Egidio del Monte Albino, Angri e Scafati): due ad Angri, che ospitano circa 80 bambini, uno a Sant’Egidio del Monte Albino, con 40 posti; il quarto, quello di Scafati è chiuso. «Garantire l’accesso agli asili nido – spiega la coordinatrice dell’Ambito, Anna Sorrentino – è alla base di una politica che cerca di venire incontro ai bisogni delle famiglie e in tal senso si muovono le linee guida della Regione Campania, anche se si usufruisce di strutture private. Le esigenze della genitorialità crescono e non c’è più, come un tempo, una rete di nonni che possa garantire assistenza e sostegno per accudire i nipoti, perché spesso sono ancora in età da lavoro».

«Come Ambito S01_3 – riferisce Gerardo Cardillo, direttore di AgroSolidale –, nella fascia 0/36 anni gestiamo direttamente 4 asili nido, uno a Pagani con 20 posti, uno a San Valentino Torio, sempre 20. A San Marzano sul Sarno abbiamo riattivato il servizio da quest’anno, sempre con 20 posti. A Sarno siamo passati da 20 a 30 posti. A Pagani, per il prossimo futuro, abbiamo fatto un bando per allungare la permanenza dei bambini da 8 a 10 ore al giorno, per venire incontro alle famiglie e alle esigenze lavorative. Indirettamente, come Ambito, riusciamo a garantire con i voucher ulteriori 180 posti presso alcuni asili nido privati convenzionati di Pagani, San Valentino Torio e Sarno, utilizzando le risorse del Piano di Azione e Coesione».

Nel 2002, con gli Obiettivi di Barcellona l’Unione europea ha definito che ogni Paese membro deve garantire un posto all’asilo nido ad almeno il 33% di bambini sotto i 3 anni. In Italia, questa percentuale non è mai stata raggiunta: ci fermiamo al 26%, con fortissime differenze tra le regioni del Nord, dove spesso si supera la soglia del 33%, e quelle del Sud, dove invece siamo ben sotto la media.

«È necessario – conclude Cardillo – ampliare i posti disponibili presso le strutture pubbliche costruendo o mettendo a disposizione nuovi edifici, ma lo è altrettanto garantire disponibilità economiche sufficienti per gestirli con risorse umane e di gestione adeguate. Talvolta le due cose non vengono considerate di pari passo».

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