Passi sinodali: sogno di una notte di mezza estate

Possiamo utilizzare questi caldi giorni estivi per fare memoria, senza dimenticare le radici e poter così costruire il futuro.

Il tempo estivo può diventare, se lo vogliamo, tempo di pacata riflessione, di sintesi personale, di bilanci e prospettive per dare alla vita lo spessore e la novità di un “sogno di una notte di mezza estate” (W. Shakespeare).

Ecco, sorelle e fratelli, che un canto nella notte mi ritorna nel cuore e il mio spirito si va interrogando.

Non è soltanto nostalgia, un volgersi indietro per rileggere il passato, ma è soprattutto un fare memoria senza dimenticare le radici e poter così costruire il futuro.

È, sicuramente ed innanzitutto un canto di speranza, di speranza pasquale, nutrito di fede, desideroso di aprirsi alla carità che oggi è soprattutto saper dire la speranza.

Un canto nella notte: è il canto di Natale, dei tanti Natali vissuti in famiglia ed in chiesa; canto portato dagli Angeli, cielo chinatosi sulla nostra terra.

È il canto dei pellegrini, dei tanti pellegrini sulle strade della vita, che ritornano a casa nelle Nazareth quotidiane.

È il canto dei lavoratori, degli antichi mietitori e mietitrici che nel canto si asciugano il sudore.

È il canto dei bambini che si affacciano alla vita, e degli anziani che escono verso l’eternità. 

È il canto degli innamorati della vita; a volte letto sfatto; a volte giardino impazzito di fiori.

È il canto dei martiri, di ieri e di oggi, cruenti ed incruenti, degli uomini di Dio, i Santi, amici e modelli offerti alla nostra povera storia, attualissime pagine di Vangelo.

È il canto dei sofferenti che, inchiodati alla Croce, cantano e camminano verso il Regno. È il canto della Chiesa, sposa bellissima, sinfonia di voci nel confuso mercato della storia, lento e faticoso camminare insieme nella ricchezza dei doni. 

È un canto giovane, il canto di tutti i giovani di ogni latitudine.

È il canto nuovo, il cantico dell’Agnello, della vita nuova alla quale siamo invitati dalle parole di sant’Agostino: novi novum canamus canticum: rinnovati, cantiamo un canto nuovo.

E, finalmente, è il canto della Pasqua, il canto della Risurrezione, che si innalza dal sepolcro vuoto e dilaga negli spazi del cuore dove mormora la speranza.

È il mio canto, il canto della mia Chiesa. Per te, per ognuno, per tutti.

Un canto nella notte mi ritorna nel cuore:
medito e il mio spirito si va interrogando
(Sal 77,7): sarà, forse, questo canto che manca nel nostro tempo, nel nostro incedere insieme, per cui anche i giorni prendono il colore della notte e il ritornello del lamento? 

Intonate il canto e suonate il tamburello,
la cetra melodiosa con l’arpa.

Suonate il corno nel novilunio,
nel plenilunio, nostro giorno di festa (Sal 81,3-4).

Ed ancora sant’Agostino ci incoraggia: Canta e cammina, cammina e canta!

+ Giuseppe Giudice, Vescovo

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