Caro diario, ti scrivo…
Continuo a scriverti per fissare con l’inchiostro (per modo di dire) i tanti aspetti di una esperienza, la GMG, tanto poliedrica quanto composita. Giornata Mondiale della Gioventù: giorno 4.
La sveglia suona presto per i giovani della diocesi di Nocera-Sarno e dell’intera Campania. Maria ci attende nella sua casa di Fatima.
Il santuario mariano dista circa un’ora e mezza di pullman da Mafra, la città che ci ospita.
Il pellegrinaggio a Fatima
Arrivati nell’enorme piazzale del santuario, si inizia a percepire il respiro internazionale della Chiesa. Se tra Civitavecchia e Barcellona avevamo navigato con le diocesi della Campania, nella festa degli italiani ci eravamo immersi nel calore dei nostri connazionali, ora questo respiro si allarga a dismisura. Definitivamente, irreversibilmente, all’intero pianeta.
Incontriamo pellegrini di Timor Est, Guatemala, Ungheria, Slovacchia, Colombia, Argentina, Uruguay, Cile, Messico. Restiamo colpiti da alcuni giovani palestinesi ed iracheni. Tutti convocati da Maria, dal Santo Padre, dalla Chiesa, nostra madre.
Nella moderna basilica della Santissima Trinità partecipiamo alla Messa internazionale, concelebrata da quasi 150 sacerdoti (tra i quali i nostri don Roberto Farruggio, don Andrea Amato, don Domenico Petti e don Mattia D’Antuono) e da sei vescovi, tra cui i campani mons. Villano, mons. Spinillo e mons. Beneduce, oltre al cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como.
Nella basilica mariana si confondono le lingue. Il Vangelo viene proclamato in portoghese, spagnolo, italiano e inglese. Che magnifico coro di lode a Dio!
L’abbraccio con papa Francesco
Nel primo pomeriggio lasciamo Fatima in direzione Lisbona. Ci attende la cerimonia di accoglienza di papa Francesco alla Colina do Encontro, nel Parque Eduardo VII.
Arriviamo a ridosso dell’inizio della cerimonia. Il Papa è già sul palco. Riusciamo a seguire l’incontro attraverso le immagini trasmesse dai maxischermi e la traduzione fornita dalle radioline messe a disposizione dall’organizzazione.
Non so quanti saremo stati nella spianata: 200mila, 300mila, 400mila. Sicuramente tanti, tantissimi! Che spettacolo!
Viene proclamato il Vangelo dell’invio dei settantadue.
Il discorso del Santo Padre, il primo pronunciato nell’ambito della GMG, ruota intorno ad un concetto, ripetuto all’infinito: «Dio ci chiama tutti per nome». Il Papa l’avrà ripetuto almeno venti volte!
«Voi non siete qui per caso – ha esclamato Francesco -. Il Signore vi ha chiamati, non solo in questi giorni, ma dall’inizio dei vostri giorni. Tutti ci ha chiamati fin dall’inizio della nostra vita. Sì, Lui vi ha chiamati per nome!».
Ma probabilmente il passaggio decisivo è un altro: «Nella Chiesa c’è spazio per tutti, per tutti! Nessuno è inutile, nessuno è superfluo, c’è spazio per tutti. Così come siamo, tutti. Nella Chiesa c’è posto per tutti. “Padre, ma io sono un disgraziato…, sono una disgraziata, c’è posto per me?”. C’è posto per tutti!». Ma al Papa questo non basta, vuole sentire le nostre voci. E allora esorta: «Tutti insieme, ognuno nella sua lingua, ripeta con me: “Tutti, tutti, tutti!”». Ripetiamo. «Non si sente, ancora! “Tutti, tutti, tutti!”. E questa è la Chiesa, la Madre di tutti. C’è posto per tutti».
Non resterà un discorso qualunque!
La cerimonia si conclude con il canto delle litanie per invocare i tredici santi patroni della GMG. Quattro sono italiani: san Giovanni Bosco, il beato Pier Giorgio Frassati, la beata Chiara Luce Badano ed il beato Carlo Acutis. Non quattro qualunque.
Il rientro a Marfa
Terminato l’incontro, qualcuno decide di rientrare a Mafra (la stanchezza inizia a farsi sentire!). Qualcun altro sceglie di restare a Lisbona per continuare a vivere il clima della GMG in una città in festa che vive un’esplosione di bandiere, culture, lingue, accenti, colori, suoni, musiche!
Caro diario, ti confesso che tra le cose che mi hanno colpito di più vi sono gli sguardi degli abitanti e degli esercenti lisbonesi. Non so se la capitale più ad ovest d’Europa avesse mai visto qualcosa di simile!
Giornata Mondiale della Gioventù: giorno 4.
Un’altra giornata volge al termine. Tu, caro diario, continua a conservare ciò che provo a trasmetterti.