«Un patriarca della nostra Chiesa»: l’ultimo saluto a don Benedetto Abate

Giovedì mattina in Cattedrale il Vescovo ha presieduto i funerali di don Benedetto Abate, morto nella notte tra il 15 ed il 16 agosto.
Il rito del commiato – Foto Ciro Paolillo

«Un patriarca della nostra Chiesa»: questa la definizione utilizzata dal vescovo Giuseppe nel dare l’ultimo saluto a mons. Benedetto Abate nei funerali svoltisi nella mattinata di giovedì presso la Cattedrale di San Prisco in Nocera Inferiore.

Il sacerdote di origini angresi era morto nella notte tra il 15 ed il 16 agosto. Circostanza, questa, evidenziata da mons. Giudice nell’omelia della celebrazione esequiale: «Avevamo celebrato da poco la Dormitio Mariae, l’Assunzione della Vergine. E il primo pensiero, ben sapendo e ascoltando in questi anni la devozione mariana di don Benedetto, è stato: ecco, la Vergine è venuta a prenderlo».

A concelebrare insieme al Vescovo circa una trentina di sacerdoti della diocesi. In apertura della celebrazione il cancelliere diocesano don Salvatore Fiocco ha letto una nota con alcuni cenni biografici del defunto sacerdote. E nell’omelia mons. Giudice ha sottolineato: «Don Benedetto è uomo e sacerdote. Dobbiamo avere anche l’attenzione a saper leggere la vita di un uomo e di un sacerdote. La vita di un uomo, di una donna, di un sacerdote, non può mai essere compresa in poche parole e ancor meno può essere compresa tra una data di nascita e di morte. C’è sempre di più, c’è sempre oltre».

Presente nella Cattedrale di Nocera anche l’ex sindaco Manlio Torquato.

Il cancelliere don Salvatore Fiocco mentre legge la nota con i cenni biografici di mons. Benedetto Abate – Foto Ciro Paolillo

Come prima lettura della celebrazione è stato scelto il passo del libro del Deuteronomio in cui è narrata la morte di Mosè, «il condottiero, l’uomo che Dio sceglie per guidare il suo popolo – come ha detto mons. Giudice nell’omelia -. Il profeta ha il compito di mostrare l’oltre. E il sacerdote è proprio questo: un uomo che indica il cammino».

«Il nostro fratello Benedetto – ha proseguito poi il Vescovo – portava il nome di un grande patriarca. E oggi se ne va carico di giorni, carico di opere. Sia benedetto il nostro fratello Benedetto per quello che è stato e per quello che ci ha dato».

Il passo del Vangelo proclamato durante la liturgia funebre è stato tratto invece dal capitolo 15 dell’evangelista Giovanni. È il passo in cui Gesù chiama “amici” i suoi discepoli e li invita ad una gioia “piena”. E mons. Giudice ha commentato: «Stamattina, dinanzi al Signore, la gioia del nostro fratello Benedetto è una gioia piena. Egli ha attraversato il tempo, con tanti impegni, con tanti servizi, con tante difficoltà, con tanta sofferenza, perché nella vita di un credente, ma di più nella vita di un sacerdote, non manca mai il mistero della Croce. Un sacerdote soffre di più, soffre due volte, perché tante volte si accorge che proprio nel suo recinto manca il mistero dell’Amore».

Rivolgendosi poi ai fedeli presenti in Cattedrale, il presule ha proseguito: «Noi che rimaniamo ancora per un po’ di tempo pellegrini su questa terra cerchiamo di testimoniare, di essere amici del Signore, amici che vogliono bene, amici che accolgono». E nel concludere l’omelia mons. Giudice ha detto: «Grazie, fratello e padre Benedetto, per tutto ciò che ci hai detto e ci hai dato. E ti chiediamo scusa se qualche volta forse ti abbiamo fatto soffrire senza aver compreso la profondità del tuo essere. Ci rivedremo in Paradiso».

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